Al San Raffaele arrivano i primi tagli in busta paga

La tensione tra i corridoi del San Raffaele non cenna a calare. I sindacati, che hanno fatto una campagna feroce tra i lavoratori perché bocciassero l'accordo anti licenziamenti, ora tacciano l'azienda di «chiusura totale». Cioè: accusano il cda di Nicola Bedin di una totale «mancanza di volontà a modificare l'accordo preso a Roma».
Dal canto loro i vertici del San Raffaele ribadiscono invece di essere disponibili a trattare sulla proposta approvata al ministero del lavoro finché i tempi tecnici lo permetteranno. Detto questo, le lettere dei 244 licenziamenti sono già imbustate e partiranno in settimana. Se poi ci sarà ancora lo spazio per trovare un punto d'incontro, allora si procederà.
L'unica certezza è che lo stipendio dei dipendenti ha già subito un primo taglio, così come concordato anche a Roma: riduzioni del 7% e mancata applicazione degli accordi del 2010. «La disdetta degli accordi integrativi economici, che entro febbraio produrranno un'ulteriore decurtazione del salario, per alcune figure, raggiungerà oltre 300 euro al mese» spiegano i sindacalisti.
Intanto Usb e Usi-Sanità «si riservano di verificare eventuali irregolarità formali della procedura».

È quanto hanno scritto i due sindacati dell'ospedale milanese, nella loro dichiarazione messa a verbale e allegata all'accordo firmato lo scorso 31 gennaio al tavolo romano. «Un accordo penalizzante per i lavoratori - spiegano - senza prevedere impegni certi da parte aziendale sul mantenimento dei livelli occupazionali e sul termine temporale dei sacrifici richiesti».

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