Un centinaio di persone hanno risposto all'appello al Teatro Elfo Puccini del Comitato Sì Meazza per salvare lo stadio San Siro e contro il progetto di nuovo stadio che ha ottenuto il via libera dell'amministrazione comunale con la delibera che ne ha indicato l'interesse pubblico. Al tavolo dei relatori Luigi Corbani, ex vicesindaco del Pci a Milano, promotore del comitato, il promoter Claudio Trotta e la presidente del comitato Coordinamento San Siro, Gabriella Bruschi. In prima fila il sottosegretario alla presidenza del consiglio Bruno Tabacci. Tra il pubblico il consigliere comunale dei Verdi Tommaso Gorini, gli ex consiglieri Enrico Marcora e Simone Sollazzo e l'ex presidente Atm, Bruno Rota. Alcomitato hanno aderito 393 persone.
Non molla la battaglia il comitato che ha annunciato di voler intraprendere tutte le strade per evitare la demolizione del vecchio stadio soprattutto dopo che il sindaco Beppe Sala ha bocciato l'ipotesi di un referendum per chiedere ai milanesi cosa ne pensassero del progetto. «Va sempre bene discutere ed approfondire. Ma se il dibattito è sul nuovo stadio sì o no'', non va bene. Ho portato le società ad accettare le nostre condizioni. Non c'è più spazio per ripensamenti» aveva concluso.
«Inviteremo il sindaco ad una assemblea pubblica - ha annunciato Luigi Corbani, promotore del Comitato -. Insistiamo perché Sala vada in Consiglio comunale a riferire sull'interesse pubblico e sulla sua motivazione. Noi stiamo studiando tutte le altre soluzioni, come il ricorso al Tar e il ricorso alla Corte dei Conti, referendum abrogativo o consultivo. Il progetto del nuovo stadio non sta in piedi da nessun punto di vista perché è un'operazione immobiliare», ha concluso. Mentre l'ex senatore e avvocato Felice Besostri ha affermato: «La prima ipotesi per abbattere San Siro è che lo stadio attuale sia inadeguato e quindi bisogna farne uno che corrisponda agli standard.
Il Meazza con gli interventi fatti e con quelli che possono essere fatti risponde perfettamente agli standard. Non c'è il dibattito pubblico che significherebbe che ci sia parità di informazioni, le ragioni del no devono essere illustrate come le ragioni del sì. Lo stadio attuale è idoneo».
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