Sullo sfondo c'è una morte: un possibile suicidio che somiglia sempre di più a un omicidio. In primo piano, c'è l'ennesima, disarmante fotografia dall'interno dei rapporti tra affari, politica e tangenti nel mondo della sanità lombarda. É l'inchiesta che ieri riporta in carcere Massimo Guarischi, ex assessore regionale, riarrestato dallo stesso pm, Claudio Gittardi, che lo arrestò la prima volta tanti anni fa.
Anche Guarischi, ex socialdemocratico, come prima di lui i ciellini Antonio Simone e Piero Daccò, è accusato di avere fatto da collegamento tra gli uomini del business e quelli della politica. Come Carlo Lucchina, direttore generale della Sanità lombarda, anche lui indagato e perquisito ieri mattina (pare abbia sbottato: «É la quinta volta! Portate via tutto che facciamo prima»). Ma soprattutto come Roberto Formigoni. Perché, aldilà di alcune cautele, e anche se l'ex governatore per questa storia non è indagato, la lettura degli atti rende evidente che è a lui che pensano gli inquirenti quando parlano degli agganci di Guarischi nella giunta regionale.
Ma dietro, all'inizio di tutto, c'è una tragedia. É il volo con cui, senza emettere suoni, il 19 luglio di due anni fa Pasquale Libri, funzionario dell'ufficio appalti San Paolo si schianta al suolo dall'ottavo piano dell'ospedale. Libri compariva nelle indagini sulla 'ndrangheta al nord, perché era parente acquisito di un boss calabrese, lo zio di sua moglie Rocco Musolino. Dagli appetiti malavitosi sugli affari ospedalieri, che ruotavano intorno al direttore generale della Asl di Pavia Carlo Chiriaco, l'inchiesta della Dia si è spinta fino a frugare in buona parte degli appalti sanitari regionali.
É sulle tracce della Hermex Italia, società specializzata in apparecchiature e appalti sanitari, controllata dalla famiglia catanese dei Lo Presti, che l'inchiesta della Dia ha trovato tracce di stecche che vanno un po' in tutte le direzioni. Verso le aziende ospedaliere della Valtellina e di Cremona; verso Chiari, nel bresciano, dove da un anno si è trasferito il direttore amministrativo del San Paolo, Pierluigi Sbardolini «e anche a Chiari ha gestito gli appalti come faceva a Milano», spiega il capocentro Dia di Milano Alfonso Di Vito. A fare da intermediari c'è su alcuni versanti un giornalista, l'ex direttore della Padania, Leonardo Boriani: «Ma la Lega non c'entra», spiegano gli inquirenti.
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