Cristina Bassi
I migranti cinesi continuano ad arrivare a Milano. Il flusso è in piena attività. Alla fine del 2010 i residenti in città erano 18.946, oggi sono secondo i dati aggiornati dell'Anagrafe 28.062. Sono soprattutto giovani in età lavorativa, venuti per essere impiegati nelle molte attività commerciali avviate dai loro connazionali.
Accanto ai canali leciti ci sono, come accade per altre comunità di stranieri, quelli dell'immigrazione clandestina. Stando ad alcune stime, a Chinatown (zona Sarpi-Canonica-Montello) risiedono più di 10mila cinesi regolari. E quasi altrettanti irregolari. In totale i clandestini si aggirerebbero intorno al 30 per cento dell'intera comunità. È uno dei motivi per cui tra i cinesi vengono registrati pochissimi decessi. Anche se i dati sull'età media di questi immigrati, appunto molto giovane rispetto a quella degli altri abitanti, rappresentano la principale e oggettiva spiegazione. Ecco i numeri. Nel 2016 finora sono morti solo 14 cinesi, i nati quest'anno sono stati 363. Nel 2015 i decessi sono stati 22 contro 471 nascite, mentre nel 2014 24 le morti e 549 i lieti eventi. I cittadini di seconda generazione, nati qui da genitori immigrati, naturalmente alla morte vengono registrati come italiani. Dopo aver ottenuto la cittadinanza. Se si considera la sola Chinatown, i numeri diventano davvero minimi. Nessun morto nel 2016 e 21 nati, un morto nel 2015 e 21 nati, due morti nel 2014 e due nel 2013, contro 32 e 25 nati. Il saldo tra decessi e nascite è sempre ampiamente positivo, al contrario di quello generale degli altri residenti (italiani più stranieri) che ogni anno è negativo.
Nessuna comunità di stranieri però - tanto meno gli italiani - ha un'età media tanto bassa. In città ci sono 4.801 cinesi tra 0 e 10 anni, 2.997 tra 11 e 20 anni, 5.518 tra 21 e 30 anni, 5.557 tra 31 e 40 anni, 5.254 tra 41 e 50 anni. Ancora: 2.927 hanno tra 51 e 60 anni, 783 tra 61 e 70 anni, solo 47 tra 81 e 90 anni, solamente 4 gli ultra 90enni e nessuno ha più di 100 anni. L'età media dei milanesi di origine italiana, ad esempio, è intorno ai 45 anni. In molti casi infine i cinesi anziani chiedono per rispetto della tradizione di trascorrere l'ultima fase della vita in patria, per poter morire nella casa d'origine.
Il traffico dei clandestini connazionali è gestito dalla criminalità organizzata. I «boss» di Pechino appaltano il trasporto in alcuni tratti del lungo viaggio a intermediari di altre nazionalità, come albanesi o slavi. Al centro del sistema c'è la falsificazione dei documenti. Spesso succede che un cinese che ha i requisiti chieda e ottenga in patria un visto turistico per l'Italia. Poi lo cede per 5-7mila euro all'aspirante clandestino che si fa prestare anche il passaporto. Basta una lieve somiglianza, per ingannare i controlli in Europa.
Dall'Italia il documento viene rispedito al legittimo proprietario. Una volta arrivati a Milano, gli irregolari vengono stipati nei dapù, i dormitori clandestini. E costretti a lavorare in nero fino a 16 ore al giorno per ripagare il debito d'immigrazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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