La location che ospiterà martedì sera il suo concerto, il Circolo Magnolia in riva all'Idroscalo, da tempo uno dei punti di riferimento a Milano per le nuove generazioni più attente al pop, al rock e all'elettronica indie, è di quelle inaspettate. Ma è in linea con il personaggio. D'altronde, il 39enne sassofonista e compositore di Los Angeles Kamasi Washington ha dato il là a una piccola rivoluzione in un periodo storico in cui i grandi classici del jazz continuano a vendere di più delle avanguardie. Già, perché con il suo carisma e il suo jazz contaminato da funky e, soprattutto, hip hop (non a caso ha collaborato a lungo e proficuamente con il rapper Kendrick Lamar, del quale ha curato gli arrangiamenti di sax e archi nell'album capolavoro To Pimmp A Butterfly) ha fatto in modo che i giovanissimi cominciassero a riavvicinarsi al jazz di giganti come Pharoah Sanders, Sun Ra, McCoy Tyner e naturalmente John Coltrane, giusto per citare alcune delle sue esplicite influenze musicali (ma c'è anche la passione per la musica africana e certa classica alla Stravinskij).
La forza del gigantesco e ieratico sassofonista dalla pettinatura afro e dalle vesti sgargianti runiche colorate, che prima di sfondare faceva il turnista per Snoop Dogg e per Chaka Khan, volendo utilizzare una metafora, consiste forse nell'aver gettato un ponte tra il jazz dei puristi e il jazz delle nuove generazioni, che senza rinnegare la tradizione modale cercano (o almeno ci provano) nuove soluzioni.
Il suo esordio, datato 2015, The Epic, ha lasciato un po' tutti di stucco (in primis, la critica) nelle sue tre ore e passa di entusiasmante enciclopedia della tradizione della cosiddetta «black music»: Miles Davis e il jazz spirituale alla John Coltrane, Louis Armstrong e Ornette Coleman, Weather Report e la fusion al funk, al soul, gospel, Motowon, Stax, Prince, hip hop, elettronica, cori spirituals e citazioni politiche che richiamano all'orgoglio balck power. Insomma, Washington non è musicista da farsi mancare nulla, inseguendo una sua personalissima idea di «big music», di grandeur musicale senza vincoli né frontiere.
Una filosofia riproposta nell'altrettanto
corposo e imponente secondo album, Heaven & Earth, uscito lo scorso anno. Una cosa è certa: a Kamasi Washington, che è solito dilatare i suoi pezzi in suite infinite, il repertorio (e che repertorio...) non manca.LuTe
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