Un maestro del calcio finito ad Auschwitz. È una storia drammatica quella di Arpad Weisz (nella foto), una storia che unisce indelebilmente l'Inter e il Bologna. Ungherese, ebreo, ala sinistra anche con la sua Nazionale, arrivò in Italia da calciatore e lasciò il segno come allenatore. Grande allenatore: vinse un campionato con l'Ambrosiana a soli 34 anni - ancor oggi è il più giovane tecnico «scudettato» - e poi due con il Bologna. Vittima delle «leggi razziali» si rifugiò nei Paesi Bassi con la famiglia (moglie e figli) ma l'occupazione tedesca determinò prima la loro cattura, la reclusione in un campo di transito e infine la deportazione a Auschwitz. Moglie e figli ci arrivarono e furono uccisi in una camera a gas nell'ottobre del '42. Arpad fu ucciso nello stesso modo il 31 gennaio 1944.
A 75 anni dalla scompars oggi al Meazza Inter e Bologna si scambieranno due maglie con il suo nome e con il numero 18, che in lingua ebraica si traduce come la parola vita.
Su delega del presidente Attilio Fontana, per la Regione parteciperà alla cerimonia il sottosegretario Alan Rizzi: «Un'iniziativa importante - ha commentato - per sensibilizzare anche gli appassionati di calcio a non dimenticare e a onorare la memoria di chi è stato vittima del nazismo». Intanto sono oltre 8.500 le persone che in tre giornate di porte aperte, da venerdì 25 a lunedì, hanno visitato il Memoriale della Shoah.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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