Ferruccio Gattuso
La risata a lunga tenitura? E come no. Ci prova Angelo Pintus, con un occhio alle regole di Broadway e uno al suo rapporto speciale con Milano. L'ultimo show del comico «triestino ma anche sardo ma anche milanese» esordisce al Manzoni - in «primo round» da stasera a domenica (ore 20.45, domenica ore 15.30, 20-35 euro, info 800.914.350) - con una formula curiosa, vagamente americana, originale per l'Italia. Da perfetto stand up comedian e monologhista doc, Pintus propone E se fosse stato il cavallo?! per cinque settimane distribuite dal 30 ottobre al 29 aprile e un totale di 42 repliche nel cartellone «Ridere alla grande» dove di grande c'è proprio la sua scommessa.
«L'idea - spiega - mi è venuta mentre passavo davanti al teatro Nazionale, un palcoscenico dove per tradizione i musical hanno lunghe teniture. Mi sono detto: perché non fare la stessa cosa? Portare il mio show in scena sette giorni ogni mese fino a primavera, inserendo variazioni a ogni ritorno? È una scommessa, ma dove potevo farla se non a Milano? Qui, tra i vari spettacoli, ho richiamato più di 40mila spettatori». Non a caso la città della Madonnina e del panettone, dello shopping compulsivo e dell'aperitivo in corso Como si ritaglia uno spazio speciale nello show: «Sì, alcuni monologhi sono espressamente incentrati su Milano, una città che adoro e che mi ha dato tantissimo. Il mio è lo sguardo di chi non ci è nato ma che ha imparato a viverci».
Cosa c'entra il Cavallo del titolo? «Questo ha a che fare con la natura degli italiani: noi siamo quelli dello scaricabarile e del benaltrismo, siamo quelli del lamento incessante. La colpa? È sempre dell'altro. E se l'altro si lamenta a sua volta? Puoi sempre salvarti in corner: dando la colpa al cavallo, che non può parlare. Uso un titolo demenziale per spiegare il tic più divertente ma anche più grave di noi italiani, sempre pronti ad attaccare la classe politica disonesta, eppure così simili ad essa. La differenza tra noi e loro è solo la mancanza di potere. Noi siamo quelli che lasciano l'auto in doppia fila, parcheggiamo sui posti per disabili, diamo il peggio di noi sui social network».
Molte risate, ma anche un bel po' di sarcasmo in uno show che Pintus confeziona secondo la sua tradizionale ricetta: evitare paternali o comizi, ma ridere punzecchiando l'Italia e lo spettatore. «Noi non siamo come gli spagnoli o i catalani che arrivano al dunque: noi ci lamentiamo su Facebook e finisce lì», spiega il comico.
Per la stagione in corso Pintus resta ancorato al Manzoni: «Il palcoscenico mi riempie la vita. La tv può attendere. E poi oggi vanno i talent, i passaggi veloci per tutti, anche per i comici: tutto deve essere rapido e superficiale. Magari un artista parte così, poi però quando cresce la cosa stanca».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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