Scarpe fatte in vetrina e orli in tempo reale

«Car Shoe» mette in mostra gli artigiani. E giovani stilisti adesso creano gli abiti da soli

«Scusi, mi fa un paio di scarpe su misura? Resto qui ad aspettare…». «Mi spiace ma ci vogliono almeno due ore e mezzo…». Non siamo a Capri, ma in via della Spiga, davanti alla vetrina di Car Shoe , e le scarpe del desiderio sono le «driving shoes», le famose scarpe da guida. «Al massimo ne possiamo fare 5 paia al giorno» spiegano Silvana e Luca, i due artigiani che fino a lunedì lavorano in vetrina nella boutique del brand tutto italiano. Luca ha solo 23 anni ma da sempre, per passione, taglia e cuce le pelli per queste scarpe comode come un guanto. Arrivano da Montegranaro, nelle Marche, dove si produce a mano il 100 per 100 delle collezioni Car Shoe , anche i nuovissimi sandali-pelliccia, un must della prossima estate.

La gente si ferma davanti alla vetrina, scatta una foto, un selfie, chiede informazioni, Silvana e Luca intanto lavorano. La moda a Milano è anche questo, perché dietro i vestiti che si vedono sfilare in passerella, dietro gli accessori che brillano negli showroom e nelle vetrine ci sono tante ore di lavoro, a volte anche dei mesi.

Per fare una delle famose borse della collezione Serpenti di Bulgari , ad esempio, ci vogliono addirittura sei-otto mesi di lavoro, «partendo dalla ricerca del pellame, fino alle finiture». E per mostrare al pubblico come nasce una borsa fatta completamente a mano (nei laboratori di Firenze, i più antichi d'Italia), ieri all'hotel Bulgari la casa di gioielli romana ha allestito un angolo speciale, con tutte le fasi di lavorazione, dalla scelta del pellame alla smaltatura della famosa testa di serpente in ottone galvanizzato con oro, che caratterizza questo gioiello di borsa. La più preziosa? Quella in pitone stampato (a mano) con le immagini di gioielli d'epoca appartenuti alla principessa Soraya e indossati dall'attrice Keira Knightley agli Oscar.

Sempre di artigianalità si parla da Church's , che ieri ha lanciato i nuovi mocassini dalla punta arrotondata fatti a mano. E da Ballin , che in vetrina ha messo un'installazione fatta con le famose scarpe veneziane, anche queste handmade. E poi da Cividini , che ha allestito la boutique di via Solferino «La Tenda» come una maglieria: le maestre magliaie della famosa casa del cashmere hanno realizzato dal vivo (su antiche macchine di maglieria a mano) alcune maglie tubolari, fiore all'occhiello della collezione. Fino al 4 ottobre saranno battute all'asta per supportare Dynamo Camp sulla piattaforma di CharityStars.

Ecco, a Milano succede anche questo fra una sfilata e l'altra. Ieri è stata la volta di nomi nuovi come Uma Wang che ha portato a Palazzo Reale persino un corpo di ballo, e di big come Emporio Armani , che ha fatto sfilare una donna dolce e grintosa al tempo stesso, ma sempre discreta perché, come ha ammonito Re Giorgio «in un momento in cui si esagera, io ho preferito non farlo».

E poi tanti giovani stilisti che credono ancora nell'alta moda, nella couture, nel fatto a mano. Come Federico Sangalli , che ha creato un nuovo genere, quello del «teatro moda»: le sue infatti non sono sfilate ma spettacoli teatrali: l'altra sera ha messo in scena uno show al Teatro Arsenale con abiti e accessori couture fatti con un rivoluzionario tessuto di organza percorsa da fibra ottica che si autoillumina: «è un tessuto pensato per vestire di luce le donne, e si può cucire solo a mano», racconta.

E poi Sergio Daricello , che ha creato una collezione ispirata a Palermo, al Regno delle due Sicilie e al Gattopardo, «I miei? Sono capi di pret-à-couture: ho il mio laboratorio sartoriale, a volte li cucio io». Se questo non è il vero made in Italy…

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