
Ora in quel che resta di Scelta civica lo ammettono, il partito di Mario Monti ha ottenuto un risultato solo: impedire che nel 2013 il Pdl vincesse di nuovo le elezioni. Magra consolazione per un movimento che ieri ha celebrato qualcosa che assomiglia a un funerale. Otto parlamentari ex montiani hanno trovato una comoda sistemazione nel Pd ma altri li avevano anticipati. Un consistente drappello, per lo più cattolici, è andato a formare il gruppo «Per l'Italia», guidato al Senato da Mario Mauro. Qualcuno, come l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, ha preferito aderire all'Ncd. Una triste diaspora per un cartello elettorale che nel 2013 aveva raccolto un bel consenso, sopra la media nazionale a Milano con 98mila voti alla Camera (pari al 13,7%) e 91mila voti al Senato (il 13,5%). Tutti voti evaporati in poco più di un anno, se è vero che alle Europee del maggio scorso il tutto si è ridotto a un misero 0,9% (appena 4.827 voti) sotto le insegne di «Scelta europea». Evidente dai numeri che gli elettori sono passati praticamente in blocco al Pd, spiegando in gran parte l'expoit renziano, come si è visto in zona 1, dove Monti era arrivato al 24% per poi scendere all'1,6.
«È Monti, in verità, che ha lasciato noi un anno e mezzo fa». Ora i transfughi si giustificano così come ha fatto l'altro giorno a Milano la ministra dell'Istruzione Stefania Giannini, folgorata sulla via di Firenze da un altro toscano, Matteo Renzi. Con lei è passata al Pd anche Ilaria Borletti Buitoni, milanesissima ex sottosegretaria alla Cultura. Il «mitico tridente» del 2013, la testa di lista al Senato che tante speranze aveva suscitato fra i montiani, si è era già dissolto: già pochi mesi dopo le Politiche, nell'autunno 2013, Mario Mauro aveva litigato con Monti fondando i suoi «Popolari per l'Italia»; Albertini nel marzo 2014 ha aderito all'Ncd, Pietro Ichino, già vicino al Renzi delle prime primarie, oggi è tornato nel partito che già lo aveva eletto nel 2008, il Pd. Il bresciano Gregorio Gitti aveva fatto lo stesso passo nel settembre 2014. Il quarto senatore eletto in Lombardia, Benedetto Della Vedova, ha lasciato Sc senza aderire ai democratici ma restando in maggioranza. Fra i deputati ex montiani risultano passati al gruppo «Per l'Italia» anche Milena Santerini e il bresciano Mario Sberna. A conti fatti, a Scelta civica (ormai orfana di Monti) restano, fra gli eletti in Lombardia, il bergamasco Alberto Bombassei, l'ex pm Stefano Dambruoso, il milanese Gianfranco Librandi e Andrea Mazziotti Di Celso, eletto in Lombardia 3. «Il passaggio dei parlamentari da Scelta Civica al Pd - ha commentato il coordinatore provinciale di Forza Italia Luca Squeri - chiude un cerchio indegno iniziato con la nomina Monti a senatore a vita. Che vergogna».
Resta invece coerentemente in Sc, con l'incarico di coordinatore regionale, l'ex consigliere provinciale (e sindaco di Pioltello) Roberto Biolchini, che dice: «Europeismo e riformismo sono valori ancora attuali che vanno oltre Monti e la sua agenda. Ho qualche perplessità sul rilancio ma spero di essere smentito dall'entusiasmo del nuovo segretario».