Scelto da 9.009 persone Andrea resterà fuori

Nello tsunami c'è spazio anche per il «paradosso Di Stefano»: il caso singolare di Andrea Di Stefano (nella foto), giornalista, candidato al Pirellone come numero uno della lista Etico a Sinistra, vivace e curioso rassemblement di sinistra radicale. Di Stefano incassa un brillante successo personale, con 9.009 preferenze, ma annega nella dissoluzione della sua lista, che si arresta allo 0,96 per cento. Con nove volte i voti che consentono di tornare al Pirellone a Elisabetta Fatuzzo, della lista dei Pensionati, Di Stefano invece resta fuori. E insieme a lui resta fuori l'intera Milano a sinistra del Pd: che in queste ore, come si può immaginare, è scossa da angosce esistenziali e polemiche interne. Quarantott'anni, formato alla quella fucina di talenti giornalistici che era negli anni Ottanta Radio Popolare, Di Stefano era stato scelto nel dicembre scorso dalla sinistra-sinistra per partecipare alle primarie di coalizione per contrastare la candidatura di Umberto Ambrosoli, considerato troppo moderato. Non conosciutissimo alle grandi masse, Di Stefano fondava il suo aplomb elettorale su una platea ristretta ma vivace: gli ascoltatori di Radiopop, il mondo della finanza equa e solidale, i lettori dei suoi scritti di economia sostenibile.

Sconfitto sonoramente da Ambrosoli alle primarie, a differenza dell'altra sconfitta (Alessandra Kustermann, che l'aveva presa malissimo) Di Stefano si era schierato prontamente a sostegno di Ambrosoli nella corsa per il Pirellone, forte di una quasi investitura ad assessore, in caso di vittoria. Ma la vittoria annunciata non c'è stata. E i novemila voti non consolano Di Stefano.

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