In scena le Variazioni del coreografo Spoerli

Al Piermarini torna la grande opera di Bach: un'ora e mezza di musica e 37 ballerini

È uno dei monumenti - meraviglia del mondo. Il Partenone della musica. Sono trenta Variazioni, divise in tre gruppi da dieci, incorniciate da un'Aria che si racconta con una pacatezza tale da sembrare la saggezza tradotta in suoni: è lei il motore dell'intero lavoro. Si tratta delle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach: ottanta minuti di musica speculativa, di matematica resa canto e di musica indagata attraverso i numeri. Il coreografo svizzero Heinz Spoerli, 25 anni fa si prese il rischio di trarne un balletto. Che da domani, fino al 22 marzo, va in scena per la prima volta alla Scala e si inserisce nel filone scaligero dei balletti su musica da camera. Un'ora e mezza di musica pura, nessuna scena se non quella ricreata dai trentasette ballerini coinvolti. Poco più in basso, nella buca d'orchestra, c'è il pianoforte a coda con l'interprete Alexey Botvinov: artista di Odessa che vanta 300 esecuzioni delle Goldberg-Variationen, l'ultima delle quali alla Berlin Philarmonie il 15 novembre 2017. Un solo strumento musicale a sostegno dell'intero corpo di ballo. Lo spazio scenico - spiega Sperli - «è vuoto e bianco, nel corso delle variazioni i ballerini lo occupano e arricchiscono attraverso i colori dei costumi», prevale il rosso Scala, a contrasto con bianco ghiaccio. Spoerli vede nelle «Variazioni Goldberg la vita che ci passa accanto. Ci sono relazioni, intrecci di coppie, separazioni che riportano a una condizione neutra. Come nella vita, si conoscono persone nuove e poi ci si riallontana. Più si invecchia e si matura, più cambia il modo di vedere e capire le cose. Forse posso provare a raccontare nelle Variazioni questo passarsi accanto e questo stare insieme. Un arco coreografico che si estende dall'inizio alla fine, dal nostro inizio alla nostra fine». Un percorso siglato da tre coppie di ballerini che incarnano una coppia giovane, quindi di mezz'età e infine agé. Le Variazioni iniziali, di fatto sono brevi e istantane: giovani. A un certo punto si fanno più scure e meditative. Quindi arriva di nuovo la luce, la voglia di raccontare fino alla venticinquesima Variazione: la cosiddetta «perla nera» o «corona di spine». Per la verità, 25 anni fa, all'atto di comporre questo balletto, Spoerli pensò di tradurre i numeri delle Goldberg in gesto, di fare considerazioni di carattere matematico, l'idea era quella di «restituire coreograficamente la complessità matematica di Bach. Poi vid che non funzionava. Pensai così a una coreografia che desse risalto alle diverse personalità dei ballerini».

E tale è il balletto che va in scena giovedì, un connubio fra strumento musicale e corpi dei ballerini che rispondono alle sollecitazioni di timbri, ritmi e agogiche bachiane. Certo. Non aspettiamoci una esecuzione filologica delle Goldberg. Vi sono tempi d'una speditezza tale che sarebbero intraducibili in danza, e che quindi il pianista dovrà rettificare.

PAF

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