Scola cancella i matrimoni di Pisapia

Pieno appoggio al prefetto che ha annullato le nozze gay. Bocciato il sindaco: «Non si scherza con la famiglia»

Scola cancella i matrimoni di Pisapia

Prima il prefetto Francesco Paolo Tronca che cancella le sue trascrizioni dei matrimoni omosessuali, adesso anche l'arcivescovo Angelo Scola che lo ammonisce a «non scherzare» con la famiglia. Quella tradizionale fatta da madre e padre, un «rapporto stabile tra un uomo e una donna». Perché «la famiglia - ammonisce Scola - ha la sua precisa definizione». È un Giuliano Pisapia ormai con le spalle al muro quello che continua a usare la fascia da sindaco per condurre una battaglia ideologica in difesa dei matrimoni gay. Pretendendo di far di Milano l'avamposto della disgregazione di quanto chiaramente previsto dalla tanto spesso invocata Costituzione che è chiarissima nel dire, all'articolo 29, che la famiglia è una «società naturale fondata sul matrimonio». E chi non è d'accordo non ha che da cercar di metter mano alla Carta fondamentale.

Ricapitolando. A ottobre Pisapia aveva ordinato all'anagrafe di accettare le richieste di registrazione delle coppie omosessuali sposate all'estero. Nessuna reazione alla circolare del ministro dell'Interno Angelino Alfano che chiedeva di cancellarle perché «non conformi alle nostre leggi», perché altrimenti sarebbero stati i prefetti a farlo. Nessuna risposta di Pisapia nemmeno al «provvedimento di annullamento» delle tredici nozze emanato dal prefetto Tronca e quindi ora l'arrivo in Comune del commissario ad acta nominato dal prefetto per eseguire la cancellazione negata. Una circolare «sbagliata sia dal punto di vista giuridico che da quello del riconoscimento dei diritti civili», la replica seccata di Pisapia. «Il Comune si opporrà in ogni sede dopo che ci siamo schierati al fianco delle coppie che già hanno presentato ricorso». Ma Riccardo De Corato (Fratelli d'Italia) gli chiede di far «ricorso contro la Costituzione e la legge da privato cittadino e soprattutto non con i soldi dei milanesi». Pena una segnalazione «alla Corte dei conti». Con l'assessore regionale Cristina Cappellini a far «rabbrividire» il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris solo per aver ribadito che «esiste solo un matrimonio e una sola idea di famiglia: quella tra uomo e donna».

Ma ieri per Pisapia un'altra sconfessione, quella pesantissima del cardinale Scola. «Penso che il prefetto abbia agito secondo la legge», le parole dell'arcivescovo in un incontro con la giornalista Alessandra Sardoni all'Istituto dei ciechi. Spiegando che «le parole indicano le cose» e «la famiglia ha una sua precisa definizione». Aggiungendo che «chi ha la responsabilità di legiferare deve tener conto del valore delle cose in gioco e sulla famiglia non possiamo scherzare. Il fatto che la famiglia abbia subito modificazioni è sotto gli occhi di tutti, ma il suo nucleo decisivo e per me imprescindibile a livello sociale è di essere un rapporto stabile tra un uomo e una donna. Il venir meno è togliere qualcosa alla società». Perché «un conto sono i diritti delle persone che possono essere garantiti nel rispetto della dignità di tutti, ma questo comporta che si lasci alla famiglia la sua precisa definizione».

Anche se «bisogna evitare anche l'altro rischio, l'escamotage di usare altri nomi per riprodurre ciò che è suo costitutivo ed essenziale». Perché «ci potranno essere tutti gli strumenti e mi pare ci siano proposte legislative che consentano senza alterare questa situazione di rispettare i diritti fondamentali di tutte le persone, anche degli omosessuali».

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