I commensali al pranzo dell'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, sono stati dodici, nel giorno dell'Epifania: Karen, Brenda e Pamela (Perù), Marco, Carla, Cezcelle e Joshua (Filippine), Wei Tian (Cina), Toemenye-Venunye e Tete (Togo), Adrian (Romania) e Olga (Ucraina). Un gesto senza precedenti. «Vi ho voluti qui per due motivi - ha spiegato Scola - : anzitutto per dire l'universalità della fede in Gesù Cristo che nell'Epifania si manifesta». Giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni, dunque, studenti e lavoratori, nati a Milano o nei loro paesi d'origine: insieme per suggellare il messaggio di universalità e unità dei popoli espresso dal cardinale nell'omelia di ieri. L'universalità: l'urgenza per tutti noi di un nuovo stile di vita, che punti alla coesione tra gli uomini, alla collaborazione sociale e internazionale. Obiettivo di enorme importanza che, secondo il cardinale Scola (il quale, nel pranzo incorniciato da molte etnie, ha espresso un esempio concreto di pacificazione tra diverse culture) siamo tentati di minare e demolire con le nostre stesse mani: «Penso al riaffiorare allarmante dei conflitti sociali. Invece di affermare la forza del diritto, si vanta il diritto della forza. E lo facciamo spesso a cominciare dai quotidiani rapporti interpersonali». Un passo del Vangelo secondo Matteo - in cui avviene l'incontro tra i Magi ed Erode, momento appena antecedente alla Santa Epifania - offre sostegno al richiamo di Scola: «Abbiano visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo. All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme». Il cardinale sottolinea il punto di vista di Matteo, evangelista che, in questo punto del racconto, narrò il netto contrasto tra la paura di Erode (e Gerusalemme intera col suo sovrano) e il sentimento di apertura col quale invece si facevano strada i Magi. Erode quale emblema della chiusura, dunque, e dello spavento.
L'universalità «domanda ad un tempo che Gesù Cristo sia il cuore dell'uomo ed il cuore del mondo». Già Paolo VI - ha ricordato Scola - si era espresso così: «Questa è un'aspirazione che possiamo dire cattolica, cioè universale».