Un calvario di tre anni per poi rinunciare al risultato. L'ultimo concorso per dirigenti scolastici in Lombardia ha prodotto molte polemiche, nonchè ricorsi e controricorsi in tribunale, ma anche un'ultima tendenza: dopo aver ottenuto il tanto agognato posto fisso come preside, una decina di candidati ha rinunciato. La decisione in molti casi è stata presa perché la destinazione era troppo scomoda o, peggio, si sono accorti dopo che dovevano lavorare sul serio: «Le rinunce avvengono a ogni concorso - spiega Attilio Fratta, del sindacato dei dirigenti scolastici - ma il fatto grave è quando lasciano la posizione appena conquistata perché si rendono conto che non hanno vinto il terno al lotto, come successo in Puglia lo scorso anno, ma un lavoro con molti oneri e pochi onori». Anche la decisione della signora di Sondrio, a quanto racconta il sindacalista, di non accettare il posto a Lecco pare fuori luogo in uno scenario economico da anni '50. I settecento euro in più garantiti dallo stipendio da preside, cifre riferite sempre dai sindacalisti, e la gratificazione per un altro scatto di carriera non sono valsi i 70 chilometri di spostamento.
Ma non è il singolo caso dei dirigenti scolastici a suscitare, perlomeno, curiosità: «Ormai si è affermata una cultura che non è più del lavoro, ma del posto di lavoro - constata Massimiliano Sambruna, segretario generale Cisl Milano - basta guardare cosa è successo agli ultimi concorsi per docenti su Milano: nel 2012 su 245 dispobili per le scuole primarie ne sono stati restituiti 119 e, se si guarda solo ai posti nella scuola dell'infanzia, è successo che su 99 posti soltanto 7 hanno trovato un docente che ha accettato l'impiego; o in questi giorni abbiamo visto che su 29 che avevano assegnato il ruolo come docenti di matematica alle medie, se ne sono presentati soltanto in 14». Il paradosso è che a questo punto i rimanenti quindici posti saranno spostati su altre graduatorie, ad esempio quelle di Lettere, con il risultato che invece di insegnanti di matematica ce ne sarà una nuova pattuglia di Italiano. Non risolvendo così il problema di organico.
Succede per tanti motivi, ma il principale è quello enunciato da Sambruna: non importa tanto il lavoro, si vuole il posto per avere i diritti. E poi si fanno tanti calcoli, come quelli di chi viene da altre regioni: ad esempio molti docenti del sud Italia se sanno di avere il posto perché hanno scalato le graduatorie, aspettano di vedere se intanto non si è liberato un posto nella propria regione. E intanto chi dopo anni aveva diritto a entrare in ruolo aspetta che il collega prenda la decisione più comoda.
E si creano anche altre situazioni paradossali: «Ormai - continua Sambruna - ci sono persone che appena ottengono il ruolo, vanno subito in maternità o in malattia, diritti sacrosanti, ma i presidi spesso non trovano i supplenti perché i precari prendono di più a restare in disoccupazione che a lavorare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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