"Se Alfano va con Renzi per il centro è big bang: qui nessuno va a sinistra"

L'alleanza siciliana può cambiare equilibri Lombardia popolare in proprio con Parisi?

"Se Alfano va con Renzi per il centro è big bang: qui nessuno va a sinistra"

Acque agitate in vista del voto. La politica naviga verso una tripla scadenza elettorale e all'orizzonte dei centristi comincia a intravedersi burrasca, che rischia di complicare la rotta, altrimenti tranquilla, per le Regionali. Il referendum sull'autonomia del 22 ottobre non pone problemi: sono tutti per il sì (perfino molti esponenti del Pd). Superato il referendum, arriveranno al pettine i nodi veri, elezioni regionali e politiche. E in vista di questa partita la tela politica che i centristi stanno da tempo tessendo dovrà passare dalla cruna delle Regionali siciliane, geograficamente distanti ma cruciali anche per i destini di «Lombardia popolare», il soggetto politico regionale che gli (ex) Ncd hanno messo in campo per prendersi un margine di autonomia dai vertici romani (e siciliani appunto). Angelino Alfano, ministro e leader nazionale di Alleanza popolare (movimento nato sulle spoglie dell'Ncd) è tutto concentrato sulla partita in corso nella sua isola ma forse sottovaluta l'impatto che potrebbe avere in quella Lombardia in cui Ncd ha ereditato peso specifico e incarichi legati alla stagione di Roberto Formigoni. L'ex presidente della regione, oggi senatore, non ha usato giri di parole, commentando l'ipotesi un accordo Pd-Ap, che includa la promessa di un candidato centrista di seggi per le politiche e magari qualche riforma elettorale: «Sarebbe davvero una roba da dilettanti allo sbaraglio - ha detto Formigoni - Da tempo Renzi si è dimostrato non credibile, ma non mi risulta affatto che sia stato chiuso un accordo con il Pd. Nel nostro partito, sia in Sicilia, che a livello nazionale, ci sono molti contrari a un intesa con il centrosinistra». Eppure, i retroscena danno conto della probabile alleanza col Pd di Matteo Renzi che ha disperatamente bisogno di non perdere la Sicilia per avere qualche speranza di vincere le Politiche. Il trampolino di lancio siciliano è talmente importante per lui che il segretario Pd avrebbe promesso mari e monti ad Alfano. Ma se questo matrimonio di centrosinistra andasse a buon fine, per i lombardi sarebbe il big bang. «Sta implodendo tutto, qui nessuno va a sinistra» dice un esponente centrista importante a queste latitudini. Il capogruppo Maurizio Lupi lo sa, e per questo lavora per restare nel campo del centrodestra a tutti i livelli. «Sicuramente vogliamo stare nel centrodestra - dice un altro dirigente - a nessuno passa per la testa di andare con Giorgio Gori (candidato governatore del Pd, ndr). I nostri elettori all'80% sono di centrodestra». Se andasse «male» le strade, per qualcuno, sarebbero due.

Nella prima la Sicilia verrebbe derubricata a fatto locale e si potrebbe provare a considerarla ininfluente. Questa strada però richiederebbe l'ok di tutti i big nazionali e comporta comunque dei rischi, anche in vista delle Regionali. Le prevedibili scaramucce con la Lega diventerebbero bisticci, poi liti. E le liti potrebbero portare al divorzio. E addio modello Lombardia. Anche nella seconda ipotesi tutto esploderebbe, spingendo però i lombardi ad allontanarsi definitivamente da Alfano, per mettersi in proprio, con Stefano Parisi, leader di Energie per l'Italia.

I precedenti delle recenti comunali sono incoraggianti: Lombardia popolare è stata saldamente alternativa al Pd (o tutt'al più è andata sola) e i casi di Monza, Sesto San Giovanni, Magenta (dove è arrivato il sindaco di Lp) e altri, dimostrano che un soggetto centrista vicino a Forza Italia e agganciato a un centrodestra magari a guida moderata, come accaduto a Milano proprio con Parisi, garantirebbe ai centristi di conservare voti, peso e prospettive.

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