di Andrea Bisicchia
Nell'ultimo decennio, giovani autori come Ruggero Cappuccio, Roberto Cavosi, Maria Pia Daniele, Emma Dante, Attilio Bolzoni, Nino Romeo, Fabio Cavalli, Giuseppe Provinzano, Roberto Saviano, attraverso i loro testi, hanno proposto un'immagine più problematica dell'universo mafioso, ciascuno con una propria poetica e con una perspicace drammaturgia. Non sono mancate le riduzioni, per il teatro, di romanzi o di biografie di alcuni procuratori già impegnati nei maxiprocessi. È come se il teatro si fosse appropriato di un argomento poco divulgato con continuità e che avesse sentito il bisogno di nuovi approcci per portarlo definitivamente al cospetto dell'opinione pubblica, attraverso la forma più diretta, che è quella della rappresentazione. La scena diventa luogo non solo di riflessione, ma di dibattito, oltre che uno spazio di necessità. Del resto, in questo ultimo decennio, la mafia ha vissuto e sta vivendo un'escalation silenziosa, fatta di accordi con la camorra, di management imprenditoriale, di traffici internazionali; ha escogitato nuovi metodi e nuovi sistemi, sempre più agili, senza i rallentamenti della «centralizzazione», con modelli operativi di tipo industriale.
Il teatro è riuscito a scrutare il fenomeno con la potenza del suo linguaggio, della sue metafore sceniche, della sua poesia, offrendo uno scenario capace di coinvolgere lo spettatore che, grazie a esso, scoprirà di trovarsi dinanzi a un supporto chiarificatore della struttura mafiosa , delle sue ramificazioni, oltre che dei suoi martiri, come Borsellino.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.