Se Matteo Salvini strappa («Nessun accordo con Forza Italia»), Roberto Maroni ricuce («La Lombardia è solida. Qui il patto con Fi regge, non corre il rischio di cadere»). È un Carroccio a due velocità, capace di cambiar ritmo (e direzione) a seconda di chi tiene le redini in questo difficile momento di sondaggi che lievitano e alleanze da ricostruire. O distruggere. «Maroni dice che la Lombardia è solida - attacca Raffaele Cattaneo (Ncd) - ma le dichiarazioni di Salvini evidentemente terremotano questa solidità».
Nessun accordo con Silvio Berlusconi e Fi. «Siamo diversi» è l'ultima accelerazione di Salvini che fiutando aria di campagna elettorale alza ancor di più i toni e cerca un bersaglio su cui sparare. Forse per distrarre l'attenzione che cresce sulla guerra che dilania il suo partito nel Veneto con la una resa dei conti tra i gladiatori Flavio Tosi e Luca Zaia che rischiano di disperdere un patrimonio di voti e rilanciare la flebile candidatura della ladylike del Pd Alessandra Moretti. «Se litighi, specie in momenti come questi, alla gente girano le palle - dice Salvini ai suoi - È l'ultima cosa da fare. Ed essere da tre giorni sui giornali con la Lega che litiga, fa girare le palle anche a me». Una diagnosi che però dovrebbe funzionare anche all'interno del campo dei moderati, perché in molti rimproverano a Salvini proprio quella rissosità interna utilizzata per guadagnare un po' di ribalta. Magari a scapito degli alleati. Come rimprovera a Salvini il consigliere politico di Fi Giovanni Toti: «Noi vogliamo cercar di costruire una coalizione di centrodestra larga e vincente, ma non siamo disposti a essere presi in giro». E il nodo, oltre al Veneto, è proprio la Lombardia. Dove proprio grazie all'appoggio di Fi e Ncd, la Lega con Maroni ha potuto vincere e oggi governa. «Chi vuol costruirsi un piccolo successo personale sulle macerie del centrodestra distruggendolo - il rimbrotto di Toti a Salvini - non fa né la fortuna sua, né quella del Paese». Aggiungendo come «escludere» che una coalizione di centrodestra in Veneto «sia un modello di buon governo e vincente nelle prossime Regionali, indubbiamente mette in discussione anche l'esperienza in Lombardia».
Un avviso che da giorni arriva anche dal Nuovo centrodestra. «Un Salvini che urla e sbraita - dice l'oggi senatore Roberto Formigoni - è chiaro che ci porta alla sconfitta. E anche Berlusconi lo sa». Non a caso, aggiunge, «in queste ultime settimane abbiamo stretto un rapporto più stretto con Fi sulle posizioni tradizionali del Partito popolare europeo». Perché, spiega, «il rischio di inseguire Salvini è quello che è successo in Emilia Romagna, dove alla fine c'è stata una vittoria della Lega e noi abbiamo raggiunto il risultato più basso». Dura la sentenza finale. «Per noi e Fi - conclude Formigoni - è meglio una sconfitta che ci faccia crescere, di una vittoria che ci allontani ancora dalla ricostruzione del centrodestra».
A respingere la sfida «muscolare» di Salvini, è anche la coordinatrice di Fi Mariastella Gelmini: «La logica secondo cui chi non è con me è contro di me, non ha mai portato un voto in politica. Lasciarsi un cumulo di macerie alle spalle, non significa avere davanti un futuro radioso. Solo curare il proprio orticello. A danno dei vicini».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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