Seconda Repubblica tra giallo e politica Caccia a tutti i sicari che l'hanno uccisa

Chi ha ucciso la Seconda Repubblica? di Gianstefano Frigerio (ed. Bietti, acquistabile on-line www.gettalarete.it) è un libro di politica costruito come un giallo. Anzi, come l'Assassinio sull'Orient Express ricavato dal regista Sidney Lumet da Agatha Cristie. Perché, ha spiegato ieri Frigerio presentandolo, «è un delitto a più mani, un combinato disposto tra volontà suicida dominata da un cupio dissolvi e trame di tipo omicida». Tra i germi della sua dissoluzione lo squilibrio profondo dei poteri «provocato, per dirla con Francesco Cossiga “dal golpe mediatico-giudiziario“» e il vorace e cogente ruolo dello Stato leviatano soffocante, inefficace ed esoso. E poi la politica che in una delle tante citazioni Frigerio racconta con Musil. «Il cammino della storia non è quello di una palla da biliardo che una volta partita segue una certa traiettoria. Assomiglia al cammino di una nuvola, di chi va bighellonando per le strade e qui è sviato da un'ombra e lì da un gruppo di persone o dallo spettacolo di una piazza barocca e infine giunge in un luogo che non conosceva e dove non desiderava andare». E allora si legge del «Pd come un'ircocervo», di «piazzaioli e forcaioli», di «antiberlusconismo come strategia politica».

Con il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri che dei politici della generazione di Frigerio rimpiange «l'impegno e la dura selezione che alla fine faceva arrivare solo i migliori. Oggi non si crede più nei valori». A cominciare dalla politica. Col poeta Butler Yeats. «Oh, se fossi ancora giovane e la stringessi tra le braccia!».

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