I tassisti milanesi sono in grave difficoltà. Dal 24 febbraio chiedono a Comune di Milano e Regione indicazioni e aiuti concreti per garantire la continuità del servizio pubblico in condizioni il più possibile sicure per operatori e utenza. «Speravamo» hanno puntualizzato con una nota congiunta Cgil, Cisl, Uil, Satam Cna, Unione Artigiani, le cooperative Radiotaxi «4040», «8585», «6969» e altre sigle di settore, che «il tardivo incontro in prefettura di giovedì scorso portasse finalmente all'adozione di un protocollo sanitario ad hoc, che stabilisse su indicazione di Ats chiare regole operative, oltre alla necessità di dotare i tassisti di idonei dispositivi di protezione individuale». L'ordinanza approvata due sere fa dal Pirellone «non prevede nulla di tutto questo, limitandosi a stabilire il trasporto con almeno un metro di distanza dai passeggeri e addirittura l'estensione del servizio a fattispecie inedite come la consegna di merci, con un'ulteriore espansione del numero di contatti a cui si espongono i tassisti». Si prevede che anche che i taxi possano essere impiegati «per i servizi di accompagnamento del personale medico di continuità assistenziale e di persone emodializzate in esecuzione degli accordi esistenti con l'Azienda Regionale Emergenza Urgenza». Ma, ribadiscono sindacati e cooperative, «non si prevede che siano dotati degli strumenti necessari a gestire questo tipo di trasporti in sicurezza, per sé e per le persone con le quali entrano in contatto. I tassisti non si sono mai sottratti al proprio obbligo di servizio e soprattutto non è mai venuto meno il loro senso del dovere nei confronti della collettività. Anche in questo caso, di fronte a una pandemia, ci siamo fatti carico dell'emergenza in totale solitudine.
Oggi però i conducenti sono preoccupati per la propria salute, che mai come adesso coincide con la salute pubblica. E senza indicazioni chiare e dispositivi per la protezione individuale non saremo più in grado di garantire la continuità del servizio». Si rischia lo stop.
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