Cronaca locale

Quella sequenza di scatti che aiutarono la scienza

Apre una retrospettiva su Edward Muybridge: il fotografo britannico scoprì che un cavallo in corsa resta sollevato da terra con le zampe

Francesca Amé

Il nome lo conoscono in pochi, ma la sua geniale intuizione, quella di riuscire a catturare le immagini in movimento, è una scoperta che ha cambiato la storia. Dobbiamo dire grazie a Edward Muybridge, alias Edward James Muggeridge, alias Helios (1830-1904) e poi vedremo il perché di tutti questi nomi, che come al solito dietro ogni invenzione c'è una personalità originale se la comunicazione visiva è passata dalla statica alla dinamica.

E a dirla tutta il cinema moderno nasce dalle immagini degli zoccoli di un cavallo, come ci racconta la mostra allestita fino all'1 ottobre alla Galleria del Credito Valtellinese (in corso Magenta 9, da martedì a sabato 13.30-19.15, ingresso libero) che s'intitola «Muybridge Recall». Muggeridge (questo il nome all'anagrafe inglese) approda giovanissimo a New York e poi a San Francisco dove fa il libraio. Nel 1860 vuole rientrare in Inghilterra ma prima di prendere la nave ha un incidente gravissimo: la prima di tante disavventure. Passerà molto tempo a letto: torna in Europa con un carattere diverso, più osservatore ma anche più bizzarro e imprevedibile. Scopre la fotografia e se ne innamora.

Tornato in America, è molto richiesto per immortalare paesaggi e realizza un'ampia documentazione sul parco nazionale di Yosemite, ancora conservata: foto nitide ed eleganti che gli procurano importanti ingaggi. Diventa famoso con lo pseudonimo Helios ma il destino ha in mente altro per lui: nel 1872 Leland Stanford, ex governatore della California, uomo d'affari e allevatore di cavalli da corsa, lo ingaggia per verificare una curiosità che arrovellava da tempo pittori, studiosi di anatomia, fotografi. Quando un cavallo è al galoppo c'è mai un punto in cui solleva tutte e quattro le zampe contemporaneamente? Per Muggeridge diventato Muybridge il problema si trasforma in un'ossessione.

La vita non lo aiuta: scopre che la moglie lo tradisce, uccide l'amante di lei, subisce un processo, viene assolto. Ci vogliono tre anni per arrivare all'ingegnosa soluzione del problema: posiziona lungo un rettilineo ventiquattro macchine fotografiche i cui otturatori, legati a un cavo, vengono azionati dal cavallo al galoppo che li strappa al suo passaggio. Fondamentale, per la riuscita dell'esperimento, il sole accecante della California, che favorisce la massima esposizione possibile. Risposta: sì, effettivamente il cavallo alza tutte e quattro le zampe, ma non nel momento di massima estensione. È una piccola-grande rivoluzione.

Gli storici scatti del cavallo sono esposti nella mostra curata da Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra insieme a un'altra cinquantina di lavori, testimonianza del lavoro del fotografo sull'immagine in movimento. Muybridge collaborerà con l'Università di Philadelphia utilizzando come modelli giovani atleti e animali dello zoo ma anche i pazienti psichiatrici di un nosocomio della zona, uomini e donne nudi: i suoi scatti in sequenza sono fonte preziosa di studio per medici, veterinari, anatomopatologi e per gli stessi artisti.

Le ballerine di Degas, i volti di Francis Bacon, i balli di Renoir, i corpi di Rodin e tutte le rappresentazioni dinamiche che diedero linfa alle avanguardie del '900 sarebbero impensabili senza le scoperte di questo fotografo inglese dell'800.

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