Serravalle, il giallo dei 15 milioni spariti

Serravalle, il giallo dei 15 milioni spariti

C'è dell'illecito nella delibera del Comune sull'asta per la Serravalle e sulla quotazione in Borsa di Sea, la società che gestisce Linate e Malpensa? A un mese e mezzo dalla maratona notturna del Consiglio comunale che il 26 settembre diede il via libera all'operazione, l'opposizione rompe gli indugi e porta l'intera pratica all'esame della magistratura.
Il motivo, dietro i dettagli tecnici, è semplice: nella vicenda Serravalle sono spariti quindici milioni di euro. Un gruzzoletto che in tempi di cinghie tirate avrebbe fatto un gran comodo alle casse di Palazzo Marino, e di cui invece si sono perse le tracce nel volgere di pochi mesi, tra giugno e settembre. Sul fronte Sea, invece, la quotazione in Borsa starebbe avvenendo nella oscurità più totale sul valore della società e dei limiti entro i quali Milano è pronta a rinunciare alla maggioranza assoluta, cioè al pieno controllo di Sea.
A chiamare in causa i giudici è il gruppo Pdl in consiglio comunale, ma con significative diversità di scelta al suo interno. Il gruppo firma collettivamente l'esposto alla Corte dei conti, che potrebbe - al più - contestare alla giunta di Giuliano Pisapia il danno erariale. Ma Riccardo De Corato si spinge più in là, e - con la sua sola firma - scrive alla Procura della Repubblica perché vengano valutati i« profili di responsabilità penale». De Corato in questo modo sfida le ire di Pisapia, che da sempre considera gli esposti alla magistratura penale una grave mancanza di riguardo, ed è arrivato a minacciare una controquerela per calunnia per chi firma denunce avventate. Ma De Corato (un po' per carattere, un po' perché tanto ha l'immunità parlamentare) non se n'è dato troppo pensiero.
Differenze di strategie a parte, però, i dubbi di De Corato sembrano appartenere in pieno anche a Carlo Masseroli, capogruppo Pdl, che ieri va giù piatto: «Dubitiamo seriamente dell'onestà di chi in Comune ha pensato questo percorso». I quindici milioni di cui gli esposti lamentano la scomparsa sono la differenza tra il valore di Serravalle calcolato dal Comune con la delibera del giugno scorso che ipotizzava lo scambio con le azioni Sea della Provincia: all'epoca il valore totale del 18,6% di Serravalle in mano al Comune venne quantificato in 145 milioni, mentre ora andrà all'asta con un prezzo base di 129 milioni. Se all'asta si presentasse un solo concorrente (scenario non inverosimile, visto che le aste precedenti andarono deserte) si porterebbe a casa il pacchetto sborsando 15 milioni in meno del suo valore reale. Un bel regalo, secondo i pidiellini, di cui non si capisce la ragione.
Come non si capisce la ragione della disinvoltura con cui Palazzo Marino ha dato il via libera all'aumento di capitale e alla quotazione in Borsa di Sea, che avranno l'effetto congiunto di diluire la sua partecipazione dal 54,81 al 48,1.

Anche qui il valore della società oscilla in modo pauroso, un anno fa - quando ne fu ceduta una quota al fondo F2i - si parlava di 1,3 miliardi, adesso di un miliardo. E «non compare in nessun documento ufficiale quale sia la soglia oltre la quale la quotazione possa essere considerata vantaggiosa per il Comune».

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