È discriminatorio escludere i ragazzi stranieri dai bandi per le selezioni dei volontari da avviare al servizio civile. A stabilirlo è il giudice Fabrizio Scarzella, della sezione lavoro del tribunale. Accolto, così, il ricorso presentato dall'Associazione studi giuridici sull'immigrazione e da Avvocati per niente onlus a sostegno di quattro ragazzi di origine straniera che, pur residenti in Italia da oltre 10 anni, sono stati esclusi dal servizio civile volontario.
Nell'ordinanza con cui «all'Ufficio nazionale per il servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri» di consentire «l'accesso anche agli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia», Scarzella spiega che è un «cittadino» il «soggetto che appartiene stabilmente e regolarmente alla comunità italiana», che oggi il servizio civile «è svolto su base esclusivamente volontaria» ed è «finalizzato a scopi ulteriori rispetto alla difesa della patria con mezzi e attività militari, quali la promozione dei principi di solidarietà e cooperazione a livello nazionale e internazionale» e che in ogni caso «l'attività di difesa della patria è funzionale anche alla realizzazione del dovere di solidarietà sociale previsto dall'articolo 2 della Costituzione cui sono chiamati tutti coloro che risiedano stabilmente sul nostro territorio».
Dunque, è conforme alla Carta «permettere allo straniero residente in Italia di concorrere al progresso materiale e spirituale della società e all'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale attraverso la sua partecipazione al servizio civile nazionale».
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