Per la prima volta ha al suo fianco la comunità dei migranti. Ma, come nelle dieci edizioni precedenti, «Milano Pride» farà sfilare per le vie della città la battaglia per i diritti di tutti i cittadini e, in particolare, di quelli omosessuali. «Partecipando al Pride - spiega l'assessore comunale alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino - non ci si va a infilare in un ghetto, è un'occasione di festa ma anche di lotta per i diritti». Il colorato corteo, che per la prima volta non vedrà sfilare i carri in nome della sostenibilità ambientale, partirà alle 16 da piazza duca d'Aosta lungo corso Buenos Aires per arrivare alle 17 in piazza Oberdan. Altra novità, non indifferente: la parata, organizzata dal coordinamento Arcobaleno delle associazioni Lgbt milanesi con il patrocinio del Comune di Milano, vede il patrocinio gratuito della Regione Lombardia. «Gli unici contributi economici ottenuti non provengono dalla Giunta comunale, che anzi ci fa pagare gli straordinari dei vigili, ma dai consigli di zona 1 e 3, e sono per il servizio che metteremo a disposizione di chi vorrà sottoporsi a test HIV, e per l'accessibilità alla manifestazione ai non vedenti», ci tiene a specificare Marco Mori, presidente di Arcigay Milano.
In un Paese «medievale sul piano dei diritti civili il contributo delle città è importante - ha detto ancora Majorino -. Ci auguriamo che al più presto anche a Roma capiscano la necessità di andare avanti sul tema». «La prefica Majorino lamenta l'assenza delle istituzioni nazionali in materia di unioni civili e di matrimoni gay - attacca Massimiliano Bastoni, consigliere comunale della Lega -. Lo invitiamo, onde evitare la figuraccia rimediata alla Casa dei Diritti, a verificare bene i contenuti della sfilata carnascialesca. I milanesi non vorrebbero che nella baldoria dell'orgoglio gay ci scappasse qualche esibizione di bondage o di barefoot». «Oggi sarà l'occasione per celebrare la famiglia, l'unica esistente, quella vera formata da una madre, un padre e dei figli. Mentre la giunta Pisapia sfilerà al Gay Pride tra gente che confonde la parola diritti con la parola privilegi, noi difenderemo la famiglia, quella tartassata dalle politiche fiscali di questa amministrazione» tuona Igor Iezzi, segretario provinciale della Lega.
La parata arcobaleno porta con sé polemiche da più parti: gli esponenti regionali del Carroccio hanno presentato al Consiglio lombardo una mozione urgente, firmata da Ncd, Fdi e Gruppo Misto affinché sia istituita una «Festa della famiglia naturale», da tenersi ogni anno, in cui fra l'altro spiegare nelle scuole che cosa sia una famiglia «tradizionale formata da uomo e donna». La mozione è critica verso la legge nazionale anti-omofobia e chiede anche di non applicare in Italia il Documento standard per l'educazione sessuale in Europa dell'Oms. Difende il primato di Milano sul versante dei diritti civili, Rosaria Iardino, consigliere comunale del Pd: «Milano è molto probabilmente la città che oggi in Italia ha fatto di più per i diritti della comunità Lgbt. La delibera che ha dato vita al Registro delle unioni civili è un complesso strumento amministrativo ben più ricco di quello che ci si immagina, che oltre che alla possibilità per una coppia omosessuale di essere riconosciuta come tale anche agli occhi dello Stato, presenta tutta una serie di altre prerogative per l'attuazione delle quali io stessa mi sento di stare in prima linea.
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