Sfilano contro tutto: la città è in ostaggio di 1500 autonomi

Corteo dalla Centrale a Cadorna: un gruppo si stacca e va a contestare il consolato turco in difesa dei curdi

Sfilano contro tutto: la città è in ostaggio di 1500 autonomi

Si sono premurati di dare appuntamento a tutti per sabato 25 ottobre, al cantiere di via Appennini, a Bonola, «per guardare quell'inutile opera delle vie d'acqua che non fa che devastare il territorio». Del resto per Zam, collettivo Lambretta, «Cantiere» e «amici» del Partito comunista dei lavoratori - accompagnati dagli immancabili No Tav e No Canal tra i quali si confondono curdi e a qualche nostalgico degli anni di piombo (regolarmente abbracciato a una ventenne che dimostra 50 anni perché così si declina la filosofia dell'alternativo) - «Expo è un bluff e fa male in ogni città», «EatItaly è un bluff, una fabbrica di schiavismo che fa arricchire solo Farinetti», «la Brebemi è vuota e non serve», «la Pedemontana è inutile», per non parlare poi della Tav e della Tem che rappresentano una specie di rovina generazionale, «sintomi dello stesso male» come non hanno esitato a definirli.

Così, per ribadircelo ieri hanno organizzato uno dei loro sabato pomeriggi infiniti, armati di bombolette. Millecinquecento persone urlanti che, al grido di «Contro imperialismo, no Expo no Israele», «Expo uguale Mafia, Maroni colluso», hanno attraversato la città, percorrendo poco più di 8 chilometri, ma limitandosi per fortuna a qualche scritta con la bomboletta perlopiù in piazza XXV aprile e ad arrabbiarsi con i giornalisti che, secondo la loro teoria del complotto costante, credevano poliziotti infiltratisi nel corteo. Infine, come d'abitudine, hanno paralizzato il traffico.

Per il resto - a parte i circa 9 chilometri di corteo durato oltre 4 ore per ribadire concetti triti e ritriti - non ci sono stati particolari disordini. Partiti alle 16.05 da piazza Duca D'Aosta, i collettivi hanno voluto prima salire su un palazzo dell'impresa costruzioni «Maltauro» (con il viso regolarmente coperto da felpa e fazzoletto, come tutti coloro che hanno usato le bombolette) scalando una gru. E una volta lì si sono scagliati anche contro il sindaco Pisapia, «reo» di non aver revocato gli appalti per Expo vinti dal costruttore indagato, come invece aveva promesso. Quindi hanno srotolato un lenzuolo con la scritta «seicentomila euro di tangenti, 4 parchi devastati».

Per il resto, davanti a uno schieramento di forze di polizia che sfiorava i 600 uomini, non hanno osato imbrattare nemmeno con un uovo l'Expogate di largo Cairoli, ritenuto dagli investigatori come il punto più «debole» della manifestazione.

La parte peggiore di loro, i collettivi, l'hanno offerta più tardi. Giunti alle 18.05 in piazzale Cadorna, dove il corteo doveva sciogliersi e terminare, hanno lasciato che un gruppo di circa 400 persone, raggiungesse il consolato turco di via Larga per dare solidarietà ai curdi contro la politica di Recep Tayyip Erdogan, presidente turco.

E, al grido di «Erdogan assassino», «Libero Kurdistan», «Turchia fascista», hanno attraversato via Carducci, via De Amicis, via Molino delle Armi, corso Italia, piazza Missori, fino a raggiungere il consolato di via Larga contro le cui mura (protette dai veicoli pesanti della polizia) hanno lanciato diversi fumogeni, che solo per un pelo non hanno distrutto le vetrina del ristorante «California Bakery». Quindi il corteo ha raggiunto la vicina piazza Beccaria. E, con buona pace di tutti, si è sciolto.

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