Lo sfogo di don Rigoldi «Il Beccaria un letamaio»

Trasloco nell'ala nuova per l'emergenza topi Ora posti in carcere dimezzati e minori al sud

Chiara Campo

Colonie di topi ovunque, uno è stato trovato anche nella manica di una giacca appesa ed è scattato lo sgombero degli uffici e la profilassi antibiotica per i dipendenti. Giovani con problemi psichici che aggrediscono gli agenti, distruggono le stanze, dovrebbero stare in luoghi di cura e non in un istituto di pena. Problemi igienico-sanitari, guardie carente. Benvenuti al carcere minorile Beccaria. Per sopperire a una situazione di grave emergenza, da dieci giorni i posti sono stati dimezzati, da 60 a 30 perchè i detenuti sono stati finalmente trasferiti nella prima ala ristrutturata dopo lavori lumaca cominciati addirittura nel 2007. La palazzina era pronta già da un anno ma non veniva consegnata per colpa della burocrazia. Tra i nodi: le dimissioni del presidente della commissione collaudi. E c'è voluto un forte pressing da parte della nuova dirigente del Centro Giustizia minorile per la Lombardia Francesca Perrini, della responsabille dell'Ipm Olimpia Monda e del cappellano del Beccaria don Gino Rigoldi che ieri si è sfogata in Commissione a Palazzo Marino: «La priorità era trasferire fisicamente e con un'urgenza i ragazzi, portarli in luoghi rispettosi del senso pubblico». É già un miracolo averli spostati nell'ala anni '50 con metà dei posti e problemi ancora a docce, cancelli automatici, impianti. Ma il trasloco è solo la pezza su un buco ancora enorme. «É una vergogna, il Beccaria è diventato un letamaio» non ci gira intorno Rigoldi, che oltre a chiedere «più cura e risorse» al Comune, che ha passato la competenza sui lavori al Ministero ma rimane proprietario dei 46mila metri quadri, fa presente che «da 20 anni manca un direttore stabile».

Lo spostamento nella nuova palazzina darà l'avvio ai lavori nella parte più vecchia. Potrebbero durare come minimo un anno e mezzo ma visti i precedenti nessuno si sbilancia. Nel frattempo quindi, ragazzini lombardi vengono trasferiti a Torino, Bari o Caltanissetta, negli istituti per minori sparsi in Italia, lontani da famiglie da cui potrebbero ricevere un supporto e strappati da percorsi di recupero già avviati con gli operatori. Per le ragazze va anche peggio, da anni. Dal 2007, quando sono iniziati i lavori, non esiste più un solo posto letto in Lombardia e la sede più vicina è a Pontremoli, in Toscana. Altre due follie della burocrazia? Per eliminare dal piazzale i cassonetti in cui si annidano i topi va chiamata la ditta che ha l'appalto col Ministero e servono fondi dedicati. La Garante dei detenuti del Comune Alessandra Naldi ora ha chiesto al sindaco di inviare i mezzi Amsa e invita a organizzare lì con i volontari una delle giornate di pulizie antidegrado. E un anno fa è stato inaugurato in pompa magna il nuovo teatro aperto anche al quartiere, ospite d'onore la Scala. Ma ha chiuso subito, per renderlo agibile vanno installate due porte antipanico. Fino a settembre la vecchia ditta appaltante poteva dare una mano, ora la spesa è di 72mila euro. Per la Naldi «bisognerebbe arrivare alla chiusura del carcere minorile e al reinserimento nelle comunità».

Concorda Mirko Mazzali, delegato per le periferie: «Il luogo dove sono ristretti i minori dovrebbe essere pulito, dignitoso, con mille attività che servano al percorso del ragazzo e si dovrebbe iniziare a lavorare per superare il carcere minorile. Invece ad oggi è un luogo con topi e degrado». Il consigliere Fi Luigi Amicone suggerisce «intanto la privatizzazione».

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