Sgomberate le aule occupate: 28 denunce

All'alba l'intervento nello spazio autogestito dal 19 ottobre dal Collettivo Cric

Sgomberate le aule occupate: 28 denunce

Ieri intorno alle 6 polizia e carabinieri sono intervenuti in via Festa del Perdono all'Università Statale per sgomberare le quattro aule occupate il 19 ottobre dagli studenti del collettivo Cric (Collettivo rottura in corso) per «chiedere più spazio per gli studenti».

Si tratta dello spazio interno all'ateneo conosciuto come «Cortile Legnaia» e che appartiene al Dipartimento di studi filologici, letterari e linguistici. Nel corso dell'operazione sono stati identificati e denunciati 28 ragazzi, che dovranno rispondere dell'accusa di invasione di terreni ed edifici.

Dopo lo sgombero, nel pomeriggio, gli studenti hanno rilanciato un doppio appuntamento, invitando dalle 14 tutti a partecipare a una assemblea pubblica nel chiostro centrale, mentre a partire dalle 22 a una festa organizzata nel chiostro Legnaia.

«Digos, celere e carabinieri hanno sgomberato il nuovo spazio autogestito nel chiostro di storia - scrive sui social il gruppo di Ecologia politica -, la celere non entrava all'università dal 2013».

«Le motivazioni che ci hanno spinto a questa azione politica sono molteplici» spiegano gli studenti in un comunicato. Innanzitutto «l'esigenza di avere luoghi per studiare all'interno dell'Università», la «mancanza di luoghi che offrono occasioni di socialità, aggregazione e crescita politica e culturale».

Da qui la richiesta «dell'apertura delle aule dopo le lezioni, il prolungamento degli orari delle biblioteche e soprattutto la non repressione, ma la valorizzazione delle esperienze di autogestione che consentono socialità, aggregazione e confronto».

«Le ragioni della carenza e dell'inadeguatezza degli spazi sono tante - continuano gli studenti del collettivo Cric motivando le loro scelte nel dettaglio -. Innanzitutto molti di essi sono vuoti o inutilizzati; in secondo luogo, altri, in particolare quelli della sede di Festa del Perdono, vengono messi a disposizione di enti privati che irrompono nell'ambito accademico per fare profitto - ne è un recente esempio il Fuori Salone. In aggiunta, la pandemia ha esasperato questa strutturale carenza di spazi per gli studenti, riducendo la quantità e la disponibilità oraria delle aule».

E concludono: «A mancare, inoltre, non sono esclusivamente i luoghi deputati alla didattica, ma anche quelli che offrono occasioni di socialità, aggregazione e crescita politica e culturale.

L'università, infatti, al posto di incentivare l'esercizio al dibattito e al pensiero critico, che dovrebbe essere il suo primo obiettivo, è vettore di una sempre crescente frammentazione e disgregazione del corpo studentesco, un vero e proprio esamificio in cui si assiste alla conservazione dell'ideologia dominante e si riproducono le logiche di individualismo, competizione e meritocrazia che permeano questa società».

RC

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