Si infittisce il mistero: l’assassino è fuggito senza toccare i gioielli

Tutto in ordine. Fin troppo. Se non fosse per quelle macchie di sangue che nessuno ancora ha potuto lavare via. E che hanno segnato il termine della vita irreprensibile di Elvira Monguzzi, pensionata di 78 anni ammazzata con una serie di colpi alla testa nella lavanderia di casa. Un omicidio in una vita tranquilla e senza ombre. Una monzese vecchio stampo. Così è l’immagine della donna che si sta delineando in queste ore. Le testimonianze del fratello (che giovedì è stato sentito in qualità di indagato, ma spiegano i legali che lo assistono, e confermano gli inquirenti, solo per una questione formale e di tutela) e dei parenti più stretti: una famiglia che, senza ironia, sembra uscita da uno spot pubblicitario.
Ma anche un’occhiata alla sua abitazione, Spalto Piodo numero 4. Una vecchia casa nel cuore di Monza, a due passi dal Lambro. Quando i carabinieri hanno varcato la porta d’ingresso, mercoledì sera, è stato come se il tempo si fermasse all’improvviso. Suddiviso in fotogrammi. Primo: la tavola pronta per il pranzo. Il bicchiere del vino e quello dell’acqua. Il tovagliolo di semplice carta ripiegato con cura e sistemato accanto alle posate. Ancora tutto troppo in ordine. Secondo: la porta della lavanderia al piano terra, aperta, ma non socchiusa. Certo non sbattuta con violenza dopo una fuga precipitosa. Terzo: il sangue. Prima sul pavimento e poi all’interno di una gigantesca cassapanca che potrebbe essere stata l’ultima cosa che ha visto prima di morire.
Oggi l’autopsia disposta dal sostituto procuratore Vincenzo Nicolini, chiarirà almeno un punto. Come è morta Elvira Monguzzi. Con quanti colpi e forse anche con che genere di oggetto è stata brutalmente massacrata. Ma questo non basta a risolvere l’enigma. Il mistero di un omicidio che non si spiega. Non per ora, almeno. Nei manuali del bravo investigatore si dice che se la situazione non si sblocca nelle prime 72 ore, tutto diventa più difficile. Ma in questo caso le difficoltà sono arrivate subito.
Non c’è pista che gli investigatori non stiano battendo. E tutto ruota ancora attorno alla figura di Elvira. Una donna che non avrebbe mai aperto la porta ad uno sconosciuto. Che faceva fatica a dare confidenza ai vicini, gli unici a dividere con lei quella corte malandata del centro storico. Che usciva per andare a fare la spesa con il fratello per poi richiudersi in casa. Proprio lui, dopo averla lasciata attorno alle 11, l’aveva tempestata di telefonate prima di tornare nella casa dell’orrore. Una donna che in casa custodiva anche qualche oggetto prezioso. Ma l’assassino non ha preso nulla.

Forse, ma anche questo non è certo vista la metodica diffidenza della pensionata, ha afferrato un portafoglio che conteneva appena 300 euro. Ora i carabinieri stanno controllando i beni della donna. A caccia del «disordine» in una vita senza colpi di scena.

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