E mentre politici, amministratori e funzionari di museo sono impegnati in quel risiko di proposte per spostare opere d'arte per portarle all'Expo e risposte che «no, non si può proprio fare», c'è chi invece di parlare agisce. Entra al Castello Sforzesco, ruba tre quadri e se ne va. Assolutamente indisturbato. Come è stato possibile? Molto semplice. Spirito d'iniziativa tradotto in un piano perfetto, rapidità d'esecuzione, scelta del momento giusto, abilità e soprattutto coraggio. Tanto coraggio. Tutte doti che sembrano assolutamente mancare a troppi di quelli che hanno in mano il patrimonio culturale. Quel tesoro tutto italico che può vantare ben due record mondiali: essere il più cospicuo in tutto il globo e al contempo anche il peggio valorizzato.
Come dimostra la nuova notizia da prima pagina con cui è ancora una volta Milano a farci una pessima figura: spariti tre dipinti su legno di un anonimo cremonese del Quattrocento, quadri donati al Comune da un collezionista nel 1915 e appesi nella sala 17 del museo delle arti decorative del Castello. «Tutti catalogati e inventariati - precisa Palazzo Marino - Non possono essere venduti se non illegalmente, per cui si ipotizza un furto su commissione». Valore 25mila euro l'uno. Ad accorgersene alle 15 un addetto alla vigilanza. Solo alle 20, però, la responsabile della pinacoteca si è presentata al commissariato Centro per denunciare il furto. Prima, dicono da Palazzo Marino, «sono stati fatti tutti gli accertamenti per escludere la presenza dei dipinti in altri spazi del Castello, nei depositi o in quelli dedicati al restauro». Cinque ore a domandarsi se magari potessero essere in cantina o in soffitta. Ma intanto quello se n'era andato, forse utilizzando come via di fuga l'ascensore del piano che sbuca di fronte alla Pietà Rondanini di Michelangelo. Ecco, non proprio un luogo da lasciare senza controllo. E, invece, il ladro (a cui non è mancata l'audacia) è passato davanti alla Pietà con tre quadri sotto il braccio. E nessuno l'ha visto.
Ora forse qualche riflessione va fatta sul modo in cui il Comune conserva alcuni patrimoni dell'umanità. E qualche domanda magari anche all'assessore alla Cultura Filippo Del Corno che alla proposta (una proposta, mica un ordine) di portare il capolavoro di un Michelangelo ormai prossimo alla morte tra le navate del Duomo durante i sei mesi dell'Expo, ha risposto indignato che si tratta di «un'idea assurda». Ora, sarà anche assurda, ma è sempre un'idea. E di tante idee assurde è fatto il progresso dell'umanità. «È un patrimonio civico del Comune di Milano e la valorizzazione non può che avvenire in una sede civica».
In quella stessa sede civica dove la vedono poche centinaia di persone? E dove un ladro può passarle davanti con tre quadri rubati sotto il braccio. Forse portarla per un po' in Duomo farebbe bene alla Pietà . E magari anche a Milano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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