Carmela Rozza, capogruppo del Pd. Dopo lo strappo di Idv e sinistra su Sea la coalizione è ai ferri conti. Si parla di regolamento dei conti, verifica di maggioranza. Dopo un anno e mezzo siete già a questo punto?
«Sicuramente gli elettori di centrosinistra che ci hanno scelti per governare Milano non sono felici di assistere a questo spettacolo».
Salterà qualche «testa»? Preparate una mozione di sfiducia al presidente dell'aula Basilio Rizzo?
«Mai pensato. Abbiamo sempre riconosciuto anche in aula che il presidente ha rappresentato un ruolo di garanzia quindi non ci sarà nessun voto di sfiducia. Né rischiano le presidenze di commissione i consiglieri Idv o della Federazione della sinistra».
Ma i toni usati dai «ribelli» non sono andati giù a quelli di Sel, Rizzo dice che sono «appiattiti» sulla linea del sindaco, che il patrimonio della città non si svende come i pomodori al mercato. Neanche l'opposizione vi ha trattati così non crede?
«Certamente più del voto contrario alla delibera, legittimo perché non siamo una caserma, a far soffrire la coalizione sono stati i toni usati dai consiglieri di sinistra e Idv, e il negare alla coalizione il diritto di iniziare a discutere nel merito quando hanno fatto mancare il numero legale uscendo dall'aula. Si è andati oltre il limite del dissenso. Per questo un chiarimento è indispensabile, richiamando ognuno di noi alla responsabilità di governo della città».
Un chiarimento, prima che nel clima da campagna elettorale la situazione esploda?
«La campagna elettorale è una turbolenza che sicuramente tutte le forze politiche hanno e avranno. Io voglio ricordare alla mia coalizione, gruppi più e meno grandi, che ci hanno eletti per occuparci di Milano non del sistema politico nazionale, di quello lasciamo che se ne occupino i partiti».
Dopo Sea arrivano altre grane in aula, la delibera sul futuro di Sogemi, Aler, è già ora di parlare del nuovo bilancio. Ha detto: non siamo una caserma ma evitiamo di diventare un'Armata Brancaleone. Come ne uscite?
«Ribadisco che c'è libertà di esprimere dissenso ma avendo presente che con l'elezione diretta del sindaco i cittadini hanno espresso prima di tutto la fiducia a Giuliano Pisapia, e questa scelta va rispettata».
Ma chi non ha assessori in giunta (Idv, Sinistra x Pisapia, radicali) contesta al sindaco di non coinvolgere i gruppi nelle decisioni. Non è ovvio che in aula si sentano liberi di dissentire?
«Sicuramente, parlo del caso Sea-Serravalle, i tempi stretti non hanno aiutato a rasserenare il confronto nella maggioranza. Più condivisione sulle scelte prima che le delibere passino in giunta aiuta a fare sintesi prima che i mal di pancia esplodano in consiglio, bisogna lavorare meglio in questo senso, non si può arrivare sempre al voto con il fiato sul collo».
Anche il suo ruolo di capogruppo è stato messo in discussione nelle ultime settimane. Diciamo pure che una fronda del Pd l'avrebbe fatta fuori volentieri.
«C'è stata una dialettica interna, legata a questioni meno politiche».
Troppo diplomatica.
«Non c'è dubbio che io ho il mio carattere e a 52 anni non si cambia, devo stressare meno il gruppo, sono troppo rigida».
Ma?
«Sicuramente il Pd e il centrosinistra in generale eccede nei personalismi, è un vizio e un limite che ci dobbiamo togliere».
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