(...) Quando si potrebbe andare a nuove elezioni per eleggere il futuro sindaco metropolitano? In quali tempi? Rapidi. Il decreto taglia-provincie del governo fissa come data di nascita della futura Città metropolitana di Milano (che comprende anche Monza) il primo gennaio 2014.
Un'ipotesi che prevede la generosa decisione dell'addio anticipato da parte di Giuliano Pisapia. Chi infatti deciderà il nuovo Statuto (inclusa la futura forma elettorale della Città metropolitana) è una Conferenza metropolitana della quale fanno parte i sindaci dei comuni delle Provincie di Milano e di Monza e Brianza. Le decisioni dovranno essere prese con la maggioranza dei due terzi e con una sorta di diritto di veto del sindaco Pisapia e del presidente della Provincia, Guido Podestà.
E veniamo ai dettagli sulla nomina del sindaco metropolitano. La Conferenza potrà scegliere tra tre possibilità. La prima è che sia di diritto il sindaco di Milano, ma è necessario che due terzi dei sindaci (con in più il consenso di Podestà, che ha diritto di veto) decidano di trasferire a Pisapia anche le competenze dell'appena soppressa Provincia di Milano. Uno scenario politicamente poco prevedibile.
La seconda possibilità è che il sindaco metropolitano sia eletto secondo le modalità stabilite per il presidente della Provincia: e il disegno di legge del governo sulla materia prevede che si tratti di un'elezione di secondo livello in cui a votare non sarà il popolo ma i sindaci e i consiglieri comunali del territorio. Sindaco metropolitano e i dieci consiglieri previsti dal decreto sarebbero di fatto nominati dalla politica e risponderebbero di ciò che fanno non più agli elettori ma ai politici che li hanno nominati. Un'ipotesi che non a caso sta scatenando proteste e ricorsi in tutta Italia con l'accusa di essere «incostituzionale» o comunque «antidemocratica».
La terza possibilità (probabilmente la più gradita ai cittadini) è l'elezione a suffragio universale e diretto ma - come dicevamo - è necessaria, su proposta del Comune di Milano deliberata dal consiglio, «una articolazione del territorio del Comune capoluogo medesimo in più Comuni». Se lo Statuto sceglie questa terza strada, praticamente una specie di scioglimento del Comune di Milano, è poi necessario un referendum tra tutti i cittadini del territorio. I tempi? Entro sei mesi dalla stesura dello statuto. Ovvero, al massimo, aprile 2014.
Questa terza possibilità è anche l'unica che eliminerebbe davvero un livello di governo, unificando Comune e Provincia. Negli altri due casi sarebbe poco più di un cambio di nome. E con la perdita dell'elezione diretta. Al contrario lo scioglimento di Milano incentiverebbe anche gli altri sindaci a scrivere uno statuto che trasferisca alla Città metropolitana deleghe vere su temi come le infrastrutture e il traffico.
Veniamo così al nodo delle competenze. Il decreto legge del luglio 2012 prevede funzioni che la Provincia di Milano ha già.
Ma senza un vero trasferimento di funzioni che senso potrà mai avere la nascita della Città metropolitana?
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