Il sindaco-partigiano d'una Liberazione inventata

Fuori il Carnevale, dentro la Quaresima. Fuori la musica, dentro la Messa. Ieri era il giorno delle Ceneri ma la manifestazione elettorale della sinistra in piazza Duomo riportava in un clima da maschere e coriandoli. Sul palco Ketty Passa, cantante dai capelli turchini, si sgola e le note salgono sul sagrato ed entrano in Duomo, dove i fedeli pregano con sottofondo musicale rock.
Quando Pierluigi Bersani fa il suo comizio, il cardinale Angelo Scola celebra la Messa per l'inizio della Quaresima. E mentre in cattedrale si parla delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, il segretario del Pd annuncia tra le priorità «i diritti delle coppie omosessuali ad avere unioni civili». Verrebbe da pensare a don Camillo e Peppone. Se non fossero temi serissimi e la dichiarazione una sfida aperta sui valori portata in casa. Sul sagrato. Con parole disinteressate alla centralità della famiglia e ai principi non negoziabili di cui continua a parlare la Chiesa. E con la musica, che disturba anche l'ascolto dell'omelia.
Tra una canzone e l'altra, i politici della sinistra parlano del futuro che preparano per la Regione. Sfilano il sindaco Giuliano Pisapia, il candidato Umberto Ambrosoli, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, il leader di Sel, Niki Vendola. E riappare persino l'ex premier Romano Prodi: «Torno sul palco dopo quattro anni perché ne valeva la pena». Un tentativo di Bersani di ripescare un accento moderato per la sua colazione di sinistra radicale.
La piazza è piena di bandiere di partito e il colpo d'occhio svela l'equivoco del “candidato civico” Umberto Ambrosoli, voluto dai partiti ma proposto come una scelta dal basso. L'aspirante presidente della Regione della sinistra ha toni barricaderi: «Il 25 aprile questa volta arriverà a febbraio, arriverà la settimana prossima». Una «liberazione», parola che ritorna anche nelle parole di Niki Vendola.
Più che di programmi e contenuti, si parla molto del nemico da battere: Roberto Maroni. I toni sono quelli della battaglia. «Maroni non può continuare nel giochetto di raggirare i lombardi, abbiamo ancora in mente i riti celtici ma non è quella la civiltà padana» dice Bruno Tabacci. «Qui la sfida non è con i barbari sognanti ma con i barbari trafficanti come Maroni e i leghisti. Trafficanti di sogni e appalti sulla pelle del Nord» attacca Nichi Vendola.
E Bersani: «Al primo posto nell'hit parade di chi ha raccontato la balla più grossa metto Roberto Maroni». La proposta leghista sotto attacco è la moneta padana. Poi dà del terrone a Maroni, se guardato dal punto di vista dei Paesi nordici a cui Bersani guarda come modelli: «I finlandesi pensano che qui siamo tutti con il mandolino, anche a Milano. Per i finlandesi Maroni è un terrone».
Il candidato governatore replica a tempo di record. «Ancora insulti e insinuazioni contro di me, oggi dalla sinistra. Ancora lavoro per il mio avvocato. Chi non ha argomenti usa stili farraginosi» scrive Roberto Maroni su Twitter.

Risponde in particolare al leader di Sel, che ha accusato lui e la Lega di essere «barbari trafficanti». Dice: «Caro Vendola, chiedi lumi alla tua candidata in Lombardia indagata». E conclude: «In Lombardia la grande ammucchiata Bersani Monti Prodi Tabacci Vendola può batterla solo uno che si chiama Maroni».

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