Cronaca locale

"A sinistra lotta di poltrone, noi per lavoro e sicurezza"

L'europarlamentare rilancia il programma della Lega. "Il tetto al prezzo dell'energia adesso è indispensabile"

"A sinistra lotta di poltrone, noi per lavoro e sicurezza"

«Se mettessimo da parte l'ideologia, avremmo risolto il 90 per cento dei problemi in Europa», assicura l'europarlamentare della Lega Isabella Tovaglieri. Lo stop alle auto diesel e benzina dal 2035, per esempio, «è una follia devastante che solo in Lombardia sacrificherà 20mila posti di lavoro». Per non parlare del rischio geopolitico di «legarci mani e piedi alla Cina. Non mettiamo certo in discussione gli obiettivi ambientali, ma vogliamo avere libertà nel raggiungerli, anche ricorrendo a tecnologie alternative all'elettrico, come l'idrogeno».

Onorevole Tovaglieri, il sistema lombardo sta spingendo per un tetto al prezzo dell'energia.

«L'assessore in Regione allo Sviluppo economico Guido Guidesi è stato uno dei primi a segnalare l'innalzamento dei prezzi, un grido d'allarme raccolto con troppo ritardo. Sul price cap sono d'accordo, ho solo dei dubbi sul fatto che riusciremo a farlo. La Commissione europea si è presa tre mesi di tempo per valutarne la fattibilità. E questo dà l'idea di quanto a Bruxelles si muovano spesso in maniera pachidermica».

Il suo impegno in Europa per le imprese?

«Ho aperto sul mio sito un portale web che raccoglie 10mila opportunità di finanziamento europee. Uno strumento semplificato che aiuta le imprese a orientarsi nel marasma dei bandi. Così alle aziende arrivano solo quelli a loro dedicati».

In Lombardia il candidato del centrodestra per la Regione sarà ancora Attilio Fontana?

«Fontana è stato riconfermato dalla Lega e finora nessuna forza della coalizione ha messo in discussione la regola sulla ricandidatura dei presidenti uscenti. Letizia Moratti ha ambizioni legittime, ma non mi risulta che sia supportata da qualche partito. E i partiti sono legittimati dal popolo, il loro parere conta».

Come si risolve la questione che sta diventando piuttosto spinosa?

«Mi auguro che nessuno voglia spaccare il centrodestra e che Letizia Moratti, persona di buon senso, capisca che la sua battaglia non può pregiudicare il bene comune: governare Regione Lombardia è fondamentale e l'equilibrio della coalizione non può essere messo in discussione da ambizioni personali. A volte bisogna sacrificarsi per il bene della squadra».

Alle scorse elezioni europee la Lega fece il pieno. Teme un calo nei consensi?

«Non mi sento di recriminare su alcune scelte, come quella di entrare nel governo Draghi che ha comportato un prezzo elettorale significativo e di cui eravamo consapevoli fin dall'inizio. In quel momento, però, era nostro dovere esserci e lavorare in prima linea per il bene del Paese».

Poteva finire meglio?

«Il governo non l'abbiamo fatto cadere noi. I 5Stelle hanno una responsabilità che è giusto venga rimarcata».

Calenda ruberà davvero voti al centrodestra?

«Se diamo ascolto a Letta, la fulminea rottura di Calenda con il Pd favorirà il centrodestra. Tuttavia il caos e la guerra delle poltrone a sinistra non ci interessano e non ci distraggono dal marciare uniti e compatti verso traguardi condivisi: stiamo lavorando per portare più persone possibile alle urne con l'obiettivo di restituire stabilità, lavoro e sicurezza agli italiani».

Ci sono tanti volti nuovi nel Carroccio.

«La Lega, sebbene sia uno dei partiti più storici, ha il merito di essere anche quello con l'età media più bassa. Tutti parlano dei giovani, ma quando arriva il momento di compilare le liste elettorali, alla fine chi li candida è la Lega. E poi nella truppa dei nostri parlamentari, molti sono ex sindaci. Se non conosci i bisogni della gente, non puoi pensare di proporre soluzioni a livello nazionale».

L'immigrazione è ancora un tema su cui battersi?

«Con quello che accade è un argomento meno percepito, ma rimane prioritario e per questo occorre che sia inserito nell'agenda di Bruxelles. L'Italia non può continuare a essere umiliata, lasciata sola ad affrontare un dramma di dimensioni europee.

E dobbiamo insistere sull'autonomia, la prima forma di responsabilizzazione della politica».

Commenti