Roberto Formigoni «s-piazza» la sinistra. «Si va al voto, il prima possibile» ha annunciato ieri nel primo pomeriggio. Panico. I soliti noti intonano da giorni lo slogan «libera la sedia». Questa sera alle 20.30 sotto il Pirellone bis va in scena la manifestazione organizzata da Pd, Sel e Idv per chiedere le dimissioni del governatore. Guai se gioca d'anticipo. E la domanda che inquieta (pure qualche colonnello del Pd) è se il sindaco scenderà in piazza. Dalle pagine di Repubblica Giuliano Pisapia due giorni fa ha incitato i lombardi a «una grande ribellione civica», il governatore «deve dimettersi». Ma sarebbe uno sgarbo istituzionale senza precedenti se si presentasse anche sotto al Palazzo Lombardia a fomentare gli ultrà. Deciderà all'ultimo. Ma fino a ieri non era neanche escluso. Il tam tam su internet ha l'immagine di un cronometro con la scritta «Pdl e Lega, tempo scaduto». Ci saranno consiglieri e assessori delle tre istituzioni, i sindaci di ex roccaforti del centrodestra «espugnate» nell'ultima tornata. L'assessore-deputato-candidato alle primarie del Pd Bruno Tabacci, il capo della comunicazione per Matteo Renzi premier, Giorgio Gori. Stefano Boeri, che ha rinunciato alle primarie e ora coltiva la speranza che «post-Formigoni la Lombardia diventi la patria di un nuovo equilibrio ecologico» (da Facebook, ieri), il rottamatore del Pd Pippo Civati, Roberto Vecchioni e la moglie-scrittrice Daria Colombo che rispuntano sempre in queste occasioni. La Cgil con il segretario lombardo Onorio Rosati, esponenti di Api, socialisti, movimento arancione. Non ci saranno i radicali. Lo ha anticipato il capogruppo milanese Marco Cappato che recita come un mantra dal 2011 «Firmigoni dimissioni» per la nota vicenda delle firme false. Ma questa volta lancia un «avviso ai manifestanti: diffidare di chi per ribellarsi ha aspettato che il potente cadesse nel fango. Molti di loro che invocano e convocano la piazza hanno contribuito e beneficiato dal protrarsi ventennale del sistema di potere che ruotava attorno a Cl».
Dicembre, gennaio o aprile. Questione di mesi. Ma il voto anticipato ormai è scontato e anche a sinistra si scaldano i motori. L'ipotesi di urne già d'inverno potrebbe sfatare il mito delle primarie. Anche se nel Pd scalpitano Civati, il coordinatore cittadino Roberto Cornelli, nutrirebbe ambizioni anche l'assessore alle Politiche sociali del Comune, Piefrancesco Majorino. Dalla società civile potrebbe riprendere quota il nome dell'avvocato Umberto Ambrosoli, uomo di garanzia contro la mala politica. Ha già fatto outing Bruno Tabacci. «Potrei presentarmi, rinunciando a candidarmi al Parlamento - ha anticipato ieri -. Questi mesi a Palazzo Marino mi hanno fatto reinnamorare della gestione amministrativa» si dice pronto a «costruire un'alternativa di sinistra-centro in Lombardia. Il modello Pisapia è esportabile a livello regionale, a patto di costruire una lista civica lombarda, alleata del Pd, che raccolga le forze centriste, i sindaci delle liste civiche, la società civile». Si auto-candida Roberto Biscardini, socialista del Pd.
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