A sinistra lo usano come una bandiera Reazione cattolica: «Sono meschinità»

Il dialogo ecumenico, il fine vita, la famiglie e le unioni civili. A qualcuno sembra breve il passo fra la dottrina di Carlo Maria Martini e l'agenda politica di Milano. Mentre piange la morte del cardinale, ogni pezzo di città, laica o religiosa, valorizza aspetti diversi del suo magistero. Il cardinale che è scomparso all'età di 85 anni, 22 dei quali passati alla guida dell'arcidiocesi più grande del mondo, ha lasciato un segno profondo. E non c'è dubbio che, mentre la Curia, con la nomina di Angelo Scola, ha intrapreso una svolta rispetto agli ultimi due episcopati, una parte dello schieramento politico che da un anno amministra la città è direttamente legata alla sua esperienza. A Palazzo Marino (e in Consiglio regionale) è ben rappresentata una pattuglia di «martiniani», politici nati alla pastorale dell'arcivescovo emerito e poi cresciuti negli anni di Tettamanzi. Quelli che amano essere definiti «cattolici democratici», e che altri definiscono - con accento polemico - «cattocomunisti». L'esponente più in vista è il vicesindaco, Maria Grazia Guida, ex direttrice della Casa della carità. Attivo nella Caritas, come il vicecapogruppo del Pd, Andrea Fanzago, era anche l'assessore Marco Granelli. Mentre cita espressamente la «Scuola della Parola» Marco Cormio, e dal mondo della parrocchie arriva anche Rosario Pantaleo.

Praticamente i pd che si sono astenuti, dopo lunghe diatribe, sul registro delle Unioni civili. E che ora stanno fissando i loro paletti intorno al Registro del testamento biologico, e alle altre proposte che non a caso sono state definite una «impresa laica». (...)

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