Giuliano Pisapia se l'è cantata. «Ho ricevuto il primo sondaggio istituzionale che abbiamo commissionato e ho scoperto che le domeniche a piedi e Area C hanno un consenso estremamente rilevante» e «la qualità della vita a Milano è considerata a un livello altissimo». Citando un altro sondaggio ha ricordato che «è cresciuto il consenso del sindaco, soprattutto il consenso elettorale». Autopromozione due sere fa, davanti all'assemblea pubblica del Pd che ha accompagnato con un minuto di applausi il discorso dell'ex assessore alla Cultura Stefano Boeri («la partecipazione promessa due anni fa in piazza Duomo è una lontana parente di quella applicata in questi mesi» uno dei passaggi più critici nei confronti del sindaco e del partito) ed era mezza vuota - diciamo pure per due terzi - quando è stato il turno di Pisapia. Ma la freddezza del partito nei confronti di Pisapia va oltre se a fargli il tagliando sono i renziani. Gabriele Messina, membro della direzione regionale Pd, in una pausa fuori dall'auditorium commenta una delle notizie pubblicate su Repubblica negli ultimi giorni. «La vicenda Leoncavallo sta per chiudersi», il capannone occupato abusivamente da vent'anni sarà assegnato al Comune che lo affitterà al centro sociale. La famiglia Cabassi, proprietaria dell'area, riceveranno in cambio un'ex scuola in via Zama. «Intanto - attacca Messina - prima di assumere scelte andrebbe fatto un discorso complessivo su spazi sfitti, problemi generali dei centri aggregativi, non ci sono corsie preferenziali. Spero che soprattutto il Pd apra una discussione perchè è un tema delicato e su cui il partito non ha una posizione condivisa sarebbe ancora più grave se ci fossero anche spese da parte del Comune, se si dovessero spendere soldi e non incamerare affitti o fare favori a qualche imprenditore, mentre nel Bilancio 2013 si dovrà tagliare l'impossibile e chiedere sacrifici ai milanesi». Evita «ogni commento» su una sequenza singolare: esce la notizia sul Leonka e il giorno successivo, sul sito Affaritaliani.it, un'intervista al deputato di Sel e storico portavoce del centro sociale Daniele Farina in cui invita Pisapia a sfidare Matteo Renzi alle prossime primarie nazionali per conquistare la leadership del centrosinistra. «Non ha fatto una bella figura, spero che le due cose non siano legate» puntualizza l'esponente Pd.
Mala tempora currunt per il sindaco. C'è il rischio - parliamo pure di certezza - che i renziani inizino a manifestare qualche distanza plateale dalla sinistra radicale. Con le dichiarazioni o sulle delibere che approderanno in aula, magari già domani sulla vicenda della scuola-modello di San Giusto che la giunta vorrebbe scaricare allo Stato come se fosse un peso. Poi verrà il tempo del bilancio dove una fetta dei Democratici non è così convinta di massacrare i ceti medi in nome dell'equità. Tempo al tempo.
All'assemblea del Pd Pisapia ha esordito con una gaffe: pensando che Boeri non fosse più in sala ha sottolineato che «partecipazione vuol dire anche assistere a tutto il dibattito, non solo intervenire e andarsene». E ha attaccato senza citarlo il sindaco di Firenze: «É rafforzando l'unità tra Pd e Sel che rafforziamo la coalizione, non con la rottamazione» più o meno le sue parole. «Piuttosto che saldare l'alleanza, meglio pensare di allargare il centrosinistra ai moderati» è la replica di Gabriele Messina. Che ha condiviso «al 100% il discorso di Boeri». Nel suo intervento ha invitato Pd e giunta a «rivolgersi sempre, quando si tratta di fare scelte e bilanci, a tutti i tipi di cittadini e non solo a quelli già fidelizzati perchè iscritti a partiti di maggioranza o promotori di comitati».
E a proposito di Comitati, quelli arancioni sono radunati per tutto il weekend nei «2 Giorni X Milano», una sorta di stati generali con gruppi di lavoro su progetti da presentare ad assessori e referenti dell'amministrazione. Questa mattina interviene Pisapia.
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