«Sono scortato» per CasaPound Ma la questura: «Non ha scorta»

Chiara Campo

Calma e gesso. Il sindaco non avrebbe ricevuto minacce concrete (anche se preferisce rispondere con un «no comment»). Ma dopo l'irruzione di una ventina di militanti di CasaPound in consiglio comunale qualche settimana fa per chiedere le dimissioni di Beppe Sala dopo le inchieste sulla Piastra Expo, ad accompagnarlo negli appuntamenti pubblici da una decina di giorni ci sono sempre due o tre agenti della polizia locale, a seconda dei casi. «È una decisione del questore che vivo con tranquillità - ha riferito ieri Sala -, spero sia solo un momento, se possibile nei farei a meno. I milanesi sanno che ho uno stile per cui cerco di vivere come vivevo prima di diventare sindaco, ma mi sono adeguato alla decisione del questore». E dalla questura si affrettano a precisare nel giro di poche ore che Sala «non è sotto scorta». I suoi luoghi di lavoro e il domicilio «sono già oggetto di vigilanza radiocollegata generica, così come disposto in sede di Comitato per l'Ordine e la Sicurezza». Ora l'attività «preventiva di vigilanza a cura della Digos» (che la può delegare, come in questo caso, ai vigili) nei luoghi degli incontri pubblici del sindaco è stata disposta, ha confermato però la Questura, a «seguito delle recenti contestazioni da parte di alcune organizzazioni politiche».

«Prendiamo atto del fatto - contesta il presidente di CasaPound Italia Gianluca Iannone - che per la questura una legittima azione di opposizione politica, portata avanti con i legittimi strumenti della politica, è un atto allarmante e pericoloso. Ce ne faremo una ragione.

Ciò di cui invece non possiamo semplicemente prendere atto è l'ambiguità con cui Sala risponde a chi gli chiede se abbia ricevuto minacce concrete, lasciando margini di interpretazione che si configurano come un atto infame nei nostri confronti». Giusto qualche giorni fa aveva chiesto un incontro a Sala, «ora speriamo voglia rimediare a questo incidente mediatico».

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