Dalle cronache di qualche anno fa, titoli in ordine sparso. «Santa Giulia, bomba biologica». «I veleni di Santa Giulia». «Falda contaminata, sigilli a Santa Giulia». Quando la Gdf sequestrò l'area - era il luglio del 2010 - l'elenco delle sostanze che sarebbero state trovate nei terreni su cui stava sorgendo il nuovo quartiere milanese era da brividi: cadmio, cromo esavalente, cloroformio, arsenico. Ebbene, a distanza di quattro anni arriva la clamorosa sentenza del giudice per le udienze preliminari Roberta Nunnari, che ha prosciolto gli imputati dal reato più grave, ossia quello di adulterazione dolosa delle falde acquifere. E con una formula che non lascia dubbi, «il fatto non sussiste». Il che significa una cosa: chi ha bonificato e costruito sull'area di Montecity non ha inquinato le acque.
Restano in piedi altre accuse in relazione a diverse violazioni ambientali, e per le quali sono stati rinviati a giudizio tra gli altri l'immobiliarista Corrado Zunino, il progettista del piano scavi Claudio Tedesi, il responsabile del cantier Ezio Streri, il consigliere di Milano Santa Giulia spa Silvio Bernabé, la responsabile dell'Ufficio bonifiche del Comune di Milano Annalisa Gussoni e il responsabile ufficio Arpa Dipartimento di Milano Paolo perfumi. Ma insomma, si tratta di poca cosa rispetto alla contestazione principale.
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