Nutrire il pianeta è la scommessa di Milano per l'Esposizione Universale, ma senza rendersene conto la città sta già elargendo la sostanza e il glamour del suo palato, perché prima d'essere il centro di Expo è la stanza del «Cenacolo», e magari è stata proprio la presenza della cena per eccellenza, simbolo del cibo come nutrimento di verità, a infondere senza saperlo il concetto dell'Esposizione.
Cosa portano via da qui i turisti? Non pensiamo al Duomo dentro la pallina con la neve, al portachiavi della Madonnina. Preferiscono cose concrete, oppure frivole ma di un lusso che non è il capo di moda in sè e per sè, quanto un piacere del made in Italy che abbraccia una gamma di prodotti originali. Il primo. Molti turisti dicono: «Da Milano ci portiamo via il sorriso».
PUTIN E LA BRESAOLA
Pochi giorni fa in un supermercato di via San Gregorio una coppia ha ordinato cinque pacchetti di un etto e mezzo di Bresaola. Abiti semplici, zaini, volto genuino, la donna e l'uomo non parevano neppure russi. Hanno spiegato alle persone perplesse: «Siamo di Mosca. Quando veniamo a Milano prendiamo la bresaola per noi ma soprattutto per i nostri figli, perché a Mosca non c'è». Qualcuno si è chiesto: «E come faranno per i controlli all'aeroporto?», ma è stato un interrogativo secondario rispetto alla sorpresa di vedere che il salume della Valtellina è un cadeaux che vola verso la capitale di Putin.
IL FOULARD - CHADOR
Le commesse della Rinascente al reparto foulard si dichiarano disperate, perché la passione della donna araba è la stola che diventerà velo. Una donna ne cercava una rosa pallido perché la sua amica aspettava una bambina e voleva fare alla piccola un dono da Milano appena nata. «Rovistano come se fossero in un mercato. Cercano le fantasie più fashion». Così uno dei simboli della bellezza femminile chic, quella appresa dalle nonne, che usavano mettersi uno scialle alla sera per coprire le spalle prima che spuntassero golf e giacche, andrà in dono a una donna che purtroppo ne farà simbolo di quella che per noi è una schiavitù.
LA COREA E IL PROFUMO
Quando nel 1381 i frati domenicani iniziarono a Santa Maria Novella a Firenze la Farmacia speziale che produceva acqua di rose come disinfettante contro le epidemie, non avrebbero mai pensato che il punto vendita milanese della Farmacia sarebbe stato preso d'assalto nel 2014 dai coreani. Nella loro terra madre i profumi di gelsomino, melograno, ambra sono tra i più ricercati e costosi, quindi una boccetta di queste essenze che vengono dalla città di Renzi è una prelibatezza del naso. I coreani ne comprano molte bocce, sia per regalarle ma anche per rivenderle.
PROSCIUTTO CRUDO E COLLANT
I giapponesi vanno su tutt'altro salume: il prosciutto crudo. Cercano d'averlo già affettato e i più ricercati lo vogliono tagliato col coltello. Le signore invece puntano su un velato oggetto del desiderio. I collant. Non a tutti è noto l'amore di queste donne per le calze, ma invece ne coltivano una vera e propria passione, così girano per tutta Milano alla ricerca della novità, perché una bella calza effetto nudo con un disegno è quanto di più desiderabile per le ragazze rimaste a casa.
BIJOUX E CHEESE
«Le arabe amano la bigiotteria made in Italy, oppure quella vintage» dice Rosella Brambilla della profumeria «Giada» in via Brera. Tiene il vintage di Kenneth Jean Lane, l'autore della croce di Malta di Chanel e dei collier amati da Jacqueline Kennedy a Sarah Jessica Parker.
I bracciali laccati in bianco con pietre colorate che costano anche 400 euro sono ambiti dalle signore di Maometto. Gli americani invece si portano via il sorriso da cartolina: cheese! Ed è il parmigiano il presente che gli yankee faranno trovare come sorpresa a parenti e amici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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