Stanze contemporanee nelle ville bergamasche

Da oggi prende il via la mostra «Spatium» un percorso nelle dimore storiche con 36 artisti

Marta Calcagno Baldini

Vincere la chiusura e lo scetticismo degli stessi abitanti di piccoli borghi a pochi chilometri da Milano che si trovano ad ospitare «Le Stanze del Contemporaneo», la provocatoria idea di alcuni sindaci di 6 comuni tutti vicini al Parco Regionale del Serio, nella Bassa Bergamasca Orientale, tra Bergamo, Brescia e Crema: da oggi fino al prossimo 15 luglio 7 meravigliosi siti antichi, tra palazzi e castelli, si aprono al pubblico per ospitare «Spatium», la mostra diffusa che riunisce in territori da scoprire quasi 40 artisti, tra giovani e già noti, e che è parte dell'ampio progetto che prende il nome de «Le Stanze del Contemporaneo», partito nel 2017 con la mostra «Chronos».

Anche per quest'anno la responsabile di tutta l'operazione artistica è Angela Madesani, storica dell'arte, curatrice indipendente oltre che professoressa all'Accademia di Brera e all'Istituto Europeo del Design: «La sfida è quella di portare in luoghi bellissimi, eppure poco noti, opere contemporanee che si sposino bene in spazi che hanno centinaia di anni». Nel bar davanti al Palazzo Visconteo di Brignano Gera d'Adda gli abituali clienti, anziani del paese, guardano con curiosità i primi giornalisti che prendono un caffè rima di entrare a visitare la mostra che nelle eleganti sale riunisce artisti come Hidetoshi Nagasawa, Piero Coletta, Gregorio Botta, Satoshi Hirose e Jacopo Mazzoleni: «Del resto questa è una mostra che crea relazioni, dialogo tra arte moderna e contemporanea e tra borghi poco noti e visitatori attenti che vogliano esplorarli» continua la Madesani. Il tema, quindi, è quello del dialogo: tra epoche artistiche diverse nei vari luoghi che ospitano le mostre e tra la abituale chiusura dei piccoli borghi e la loro volontà di aprirsi all'esterno. Due giardini, uno di una casa privata, a Covo, e l'altro di un palazzo settecentesco, a Cortenuova, un palazzo nobiliare a Torre Pallavicina, Palazzo Visconti a Brignano-Gera d'Adda, un palazzo seicentesco a Morengo, il Castello visconteo di Pagazzano e una piccola casa al centro dell'abitato di Covo: ogni visitatore saprà costruirsi il suo percorso tra le varie offerte, tenendo a mente che lo spirito che ha animato gli artisti in spazi tanto ricchi di storia è stato quello del rispetto: «Non ci sono praticamente quadri perché non potevamo appenderli alle pareti continua la Madesani -. Prima di proporre una loro opera gli artisti sono tutti venuti a visitare gli spazi, se ne sono innamorati e hanno scelto un proprio lavoro da esporre».

Nel Castello di Pagazzano sta quello che per la curatrice è il cuore della mostra: una riflessione sulla scultura che da un cortometraggio di Michelangelo Antonioni, «Lo Sguardo di Michelangelo», girato quando il regista aveva novantadue anni, racconta il viaggio silenzioso alla scoperta di un'opera.

Sulle pareti della stessa stanza si trovano alcune fotografie del «David di Michelangelo» di Aurelio Amendola, e di fronte ecco le opere di Leonardo Genovese, fotografie di oggetti di famiglia, testimonianza di ricordi e appartenenze passate.

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