Cristina Bassi
Le carte arrivate in Procura, tra le quali scavano i pm che indagano sul maxi incendio di domenica sera al deposito di rifiuti di via Chiasserini, sono fitte di spunti utili. Soprattutto dal punto di vista dei passaggi societari dietro quel capannone che custodiva cumuli di rifiuti abusivamente. Emerge in particolare una coincidenza davvero strana. L'amministratore dell'azienda proprietaria dell'edificio è cambiato sabato. Ventiquattrore prima del rogo.
Un avvicendamento sospetto quello tra Mauro Zonca e l'attuale amministratore, Patrizia Geronimi, che risulta dai documenti della Camera di commercio. Zonca fino al 13 ottobre è stato alla guida della Ipb Italia, cui la Ipb srl della famiglia Pettinato ha nei mesi scorsi ceduto un ramo d'azienda e il capannone. Tra i vecchi proprietari e i nuovi non ci sarebbero collegamenti dubbi. Vale a dire che la cessione sarebbe stata regolare ed effettiva. Lo dimostrerebbe anche il fatto che tra le due società è aperto un contenzioso che riguarda proprio la questione delle autorizzazioni a stoccare rifiuti. Ipb srl infatti è sempre stata in regola con i permessi a trattare l'immondizia, anche se a un certo punto è andata in crisi. Alla Ipb Italia, che ha sede a Cureggio nel Novarese, le autorizzazioni erano state invece negate. La società cedente intendeva rimettere in discussione l'operazione, dopo aver saputo che l'acquirente agiva fuorilegge. È di giovedì scorso l'ispezione nel capannone della polizia locale e dei tecnici della Città metropolitana che avevano scoperto le irregolarità. Il capannone aveva cominciato a riempirsi di scarti, per lo più plastica, gommapiuma, carta e materiale tessile, già dall'estate. Al momento dell'incendio erano stoccati migliaia di metri cubi di materiali. Ne sono andati in fumo almeno 16mila. La scorsa settimana gli ispettori non hanno fatto richiesta di sequestro dell'edificio né risulta che avessero inoltrato una segnalazione alla Procura. L'inchiesta sull'incendio doloso, ancora a carico di ignoti, è coordinata dal pm Donata Costa e affidata ai vigili del fuoco e alla Squadra mobile. Oltre alle analisi dei residui lasciati dal fuoco, per cui serviranno alcuni giorni, si procede alla visione delle telecamere di sorveglianza e alla raccolta delle testimonianze dei residenti della zona. Gli inquirenti cercano inoltre collegamenti con l'incendio scoppiato nel deposito della RiEco di Novate Milanese appena quattro ore dopo il rogo alla Bovisasca. All'aggiunto Tiziana Siciliano e al pm Sara Arduini è affidato infine il filone sullo smaltimento illecito.
Si indaga sui conferenti, cioè sulle aziende che hanno portato l'immondizia alla Ipb Italia. Potrebbero essere già coinvolte in inchieste su traffici illeciti. È costante la collaborazione con il pm della Dda Silvia Bonardi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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