Stranieri, la sanatoria è diventata un bluff: metà richieste false

Non molte richieste, tra Milano e provincia poco più di 7mila200 secondo i dati aggiornati, sul sito del ministero dell'Interno, a martedì 2 ottobre. E di queste la metà potrebbero essere rigettate a breve perché false o, addirittura, prive dei requisiti fondamentali.
Certo, la crisi economica non ha aiutato. Ma che quella targata 2012 sarebbe stata una sanatoria problematica, ancor più di quella precedente del 2009, lo si sapeva sin dall'inizio. Dopo il «click day» scattato il 15 settembre, il governo ha dato tempo un mese agli italiani e agli stranieri decisi a regolarizzare la posizione degli extracomunitari clandestini che lavorano alle loro dipendenze da almeno tre mesi dall'entrata in vigore del decreto legislativo. Ma finora, invece che pratiche corrette e compilate secondo tutti i crismi, se ne stanno vedendo un po' di tutti i colori. Una situazione che richiederà, successivamente, una marea di accertamenti sul possesso dei requisiti effettivi per la sanatoria. Procedure di revoca, contenziosi, denunce penali, indagini, processi e indagini. Che avranno inizio solo, però, dopo la stipula del contratto di soggiorno. Quindi anche tra un anno o due.
Durante l'ultima sanatoria Milano è stata la provincia italiana dove sono state presentate il maggiore numero di istanze: 43.505. Tuttavia la procedura di emersione si rivelò un flop. Dopo un anno, infatti, due domande su cinque risultavano ancora ferme. Gli stessi funzionari della prefettura, interpellati all'epoca, sottolinearono l'inesistenza sia di «filtri» finalizzati alla verifica dell'identità del richiedente fin dal momento dell'inserimento della domanda che quella di sistemi di controllo preventivo (reddituali, di polizia ecc.) mediante l'utilizzo di banche dati su tutte le domande pervenute. Una situazione aggravata dal fatto che il sistema telematico, previo il pagamento di 500 euro all'Inps, dava l'opportunità d'inoltrare la richiesta di emersione anche a datori di lavoro privi dei requisiti di legge.
Per quel che riguarda i famosi «filtri» tanto auspicati dai funzionari prefettizi, non è cambiato nulla. Anzi: non rischiamo di esagerare se diciamo che ora la situazione è anche più grave di quella di tre anni fa. Per la sanatoria 2012, infatti, i 500 euro da versare all'Inps sono diventati 1000. E la procedura telematica da seguire, se non consente all'utente di inoltrare la regolarizzazione del dipendente in questione senza l'inserimento del numero della marca da bollo della pratica, non prevede invece alcuna verifica immediata, alcun riscontro, sul modello F24 con il quale si dovrebbe certificare l'avvenuto pagamento dei mille euro. In fase di richiesta, infatti, non si allega alcun documento, che dovrà invece essere esibito all'atto della convocazione presso lo sportello unico.
Il risultato? Secondo i primi riscontri non solo molti datori di lavoro - privati e imprese - non hanno il reddito necessario per il numero di stranieri che si apprestano ad assumere. Molti altri, infatti, non hanno neanche sborsato i mille euro all'Agenzia delle entrate, conditio sine qua non per portare avanti la procedura di regolarizzazione.
Neanche i controlli potranno dare una mano.

La Direzione provinciale del lavoro, infatti, non ha personale e mezzi per fare verifiche azienda per azienda e quindi limiterà le proprie ispezioni a una campionatura. Con il risultato che molti permessi rischiano di essere rilasciati a chi non dovrebbe averli.

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