Su Craxi il Pd non sa che fare: rinvio La Lega: «Qui latitante è la giunta»

Fi chiede un ricordo, grillini all'attacco. E il sindaco non c'è

(...) l'aula», ha detto il capogruppo del Carroccio, Alessandro Morelli. Due le mozioni, presentate da Gianluca Comazzi (Fi) e da Matteo Forte, che prima di rassegnarsi al rinvio, ha parlato di un pd «grillinizzato». Ha provato a barcamenarsi, in effetti, il capogruppo Filippo Barberis. Personalmente - si capisce - sarebbe tutt'altro che contrario, ma deve fare i conti con un gruppo che - nella culla del riformismo - è drammaticamente sbilanciato a sinistra, e pieno di consiglieri vicini all'area di Pierfrancesco Majorino.

Descrivendo un Craxi «controverso», dalla «personalità forte e divisiva», Barberis ha faticosamente detto no alla via «come forma celebrativa». «Questo - ha aggiunto - non toglie la possibilità di individuare altri segni di memoria più sobri e meno divisivi, riteniamo che sia una valutazione nella disponibilità della giunta». Insomma, una soluzione minore, da non affrontare (più) in Consiglio, e da discutere semmai con i condòmini, nel caso di una targa da apporre in via Foppa, dove un tempo aveva casa Craxi. Quella, almeno, era la soluzione che voleva Sala, il quale continua ad andare avanti e indietro, senza costrutto, fra finte aperture e imbarazzanti retromarce.

Pochi dubbi invece per i 5 Stelle, che - non si sa se ignari o ancora pervasi dal solito vecchio giustizialismo - continuano a dividere il mondo in buoni (loro) e disonesti. E Simone Sollazzo, consigliere comunale grillino, ha avuto l'ardire di dichiarare che «qualsiasi tentativo di riabilitazione di una figura che nella storia repubblicana riporta solo a tangenti e corruzione va rispedito al mittente», prima di lasciare la parole all'intervento particolarmente astioso di Gianluca Corrado.

Stefano Parisi ha messo in chiaro come la rimozione di Craxi coincida proprio con i limiti

storici della sinistra, e anche con la crisi - democratica ed economica - del Paese. «In questo ventennale - ha concluso Mariastella Gelmini - serve rompere il muro del silenzio, per condividere una stagione di verità».

AlGia

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