(...) come mi aspetto che accada, per me è un'ammissione di colpa -. É come mettere le impronte digitali sull'azione dolosa che ha impedito la Borsa». Anche il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo avverte, «non sono Nostradamus, ma se finirà così vuol dire che quella degli ultimi mesi è stata un'enorme sceneggiata». E se rimane (ancora) vago, la sensazione è che nel copione ci metta anche sindaco, l'assessore al Bilancio Bruno Tabacci a cui il Pdl ieri ha chiesto le dimissioni («nessuna intenzione» lo ha difeso il sindaco). Tempo al tempo.
Non si discute del futuro di Sea oggi: è l'input di Pisapia agli assessori, che ha riunito prima dell'aula, e alla maggioranza. Ogni il piano sul 54% di azioni è rinviato a marzo, dopo le Regionali. Ma a porte chiuse ricorda a chi pontifica in questi giorni che lui avrebbe lanciato mesi fa un'asta per un maxi-pacchetto, ma la mediazione con Sel, sinistra e un pezzo di Pd portò alla Borsa. Facciano tesoro e si regolino per il futuro. «In tempi difficili come questi - è l'appello che Pisapia rivolge in aula rivolto all'opposizione «ma anche alla mia maggioranza, ci vuole il coraggio di cambiare e fare passi avanti, ognuno con le proprie valutazioni e orientamenti, per cercare di avere in futuro la possibilità di fare investimenti, se Milano nei prossimi anni sarà migliore non sarà per il centrodestra o per il centrosinistra ma per tutti i suoi cittadini».
Solo il Pd fa mea culpa sul passato. E ammette quanto il centrodestra sostiene qualche ora dopo in aula. Che «se si vuol tenere insieme una maggioranza che va dai riformisti alla sinistra radicale» ha rimarcato il capogruppo del Pdl Carlo Masseroli davanti al sindaco nel Consiglio straordinario sul pasticcio Sea, «i risultati sono questi: tentennamenti tra vendere o quotare, il pallino sugli aeroporti consegnato di fatto ai privati. Ne tenga presente il candidato del centrosinistra in Regione Umberto Ambrosoli». La mancata quotazione degli scali in Borsa ha innescato a sinistra uno scaricabarile collettivo. E a Rizzo, che si oppose alla vendita di un anno fa, ieri ha replicato la capogruppo Pd. «Io sicuramente ho fatto un errore - ricostruisce la Rozza -. In aula avevamo ipotizzato di eliminare l'opzione del 30% degli scali per mantenere solo quella con il 20% più le quote della Serravalle, così ci saremmo sicuramente liberati delle autostrade». Invece il Comune ha imbarcato il socio «scomodo» con un 30% che ora pesa come un macigno per le strategie future. «Davanti all'opposizione di Rizzo e dell'assessore Pd Stefano Boeri non ho spaccato la maggioranza. Il mio errore è stato quello di aver consentito la vendita del 30%, in tanti avevamo valutato che era opportuno toglierlo, l'unità per l'unità a volte produce danni». E quello fu, come lo definisce Carlo Masseroli, il «peccato originale». E la dimostrazione è che i milanesi rischiano di pagare gli abissi tra Pd riformista, sinistra e radicali. Non digerisce di essere tirato in ballo l'assessore Boeri.
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