
Una polemica, non si sa se elettorale o ispirata all'8 marzo, ma fondata sul nulla. L'opposizione regionale si è messa a protestare, sui consultori, e ha costruito tutta una narrazione polemica, sulla chiusura di una struttura che non chiude. «Otto marzo, grazie per le mimose ma lasciateci i consultori!» ha esordito la segretaria del Pd milanese Silvia Roggiani. Cinque consiglieri regionali Pd hanno partecipato a un presidio di protesta per dire no al trasferimento del consultorio di via Monreale a Milano. «8 marzo, niente retorica - ha attaccato Bocci - alle donne servono lavoro, servizi, salute. E potenziamo i consultori anziché chiuderli». Una campagna vera e propria. E i 5 Stelle hanno rincarato, con la consueta sobrietà. Per il grillino Gregorio Mammì il caso sarebbe «l'emblema di ciò che non funziona nel modello» col quale si sta «massacrando la sanità lombarda».
Toni apocalittici. Ma il consultorio non chiude affatto. «Basta balle - hanno replicato Stefano Bolognini, commissario provinciale leghista, e Alessandro Verri, capogruppo comunale - la Regione non ha nessuna intenzione di mettere in discussione i consultori familiari». «La realtà è ovviamente molto diversa come peraltro ampiamente spiegato dall'Asst - ha confermato Marco Bestetti (FI) - Si tratta, infatti, di un mero spostamento temporaneo del servizio necessario ad eseguire importanti lavori di riqualificazione dell'immobile per realizzare, con i fondi del Pnrr, una nuova Casa di Comunità».
«Con la legge di potenziamento della sanità lombarda - ricorda il segretario regionale Fabrizio Cecchetti - abbiamo approvato un emendamento e un ordine del giorno che vanno proprio nella direzione di implementare i consultori familiari».
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