Il Comune correva troppo per non inciampare, e sulle moschee è arrivato il primo passo falso: è stato cancellato il centro previsto in via Novara, il progetto più debole dal punto di vista urbanistico che l'assessore ieri ha sacrificato per placare l'ostruzionismo di centrodestra. Ma i problemi non sono solo urbanistici, e questo potrebbe non essere l'ultimo infortunio. La sinistra milanese purtroppo sembra non aver imparato nulla dal flop del vecchio piano Majorino-Pisapia, e ha concepito questo ancor più ambizioso, spedendolo in aula come priorità dell'urbanistica cittadina. Ma se quel bando era fallito per le sue contraddizioni interne - prima ancora che per l'intervento regionale - questo nuovo non risolve quelle contraddizioni e non affronta i nodi decisivi.
Milano è stata in passato crocevia di movimenti inquietanti, anche di stampo jihadista, e oggi rischia di diventare fra i maggiori affluenti dell'islamismo, come conferma il caso delle grida antisemite di piazza Cavour, poco più di un anno fa, un caso in gran parte sottovalutato che si aggiunge ad altri, vedi la sinistra presenza all'Arena civica di un «sapiente» che si rivelò favorevole ai bambini kamikaze o le uscite pro poligamia, o l'imam che considera un «martire» il primo foreign fighters italiano. Questi segnali non devono essere ignorati. Nessuno oggi pare contrario per principio ai luoghi di culto. Nemmeno la Lega dice solo «no», anche perché sta al governo con i 5 Stelle «pro moschee».
Nessuno dice solo «no» ma servono garanzie totali e interlocutori che siano non solo estranei a questo tipo di «ideologia», ma in grado di dare battaglia per sradicarla. La Regione si è messa di traverso e anche nel Pd possono emergere altri dubbi. Senza quelle garanzie sono più che fondati.
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