Tabacci, l'uomo delle tasse

. L’uomo dei conti di Palazzo Marino non perde occasione per confermarsi affezionato al metodo della stangata

Tabacci, l'uomo delle tasse

Tasse, tasse e ancora tasse nei programmi di Bruno Tabacci. L’uomo dei conti di Palazzo Marino non perde occasione per confermarsi affezionato al metodo della stangata. E per lui non fa differenza che si tratti del bilancio di Palazzo Marino o dei conti del debito pubblico nazionale. Il rimedio è sempre quello: la spremitura dei contribuenti.

Stavolta, appunto, è del debito pubblico che si parla. E se ne parla in una riunione dei «montiani» del Pd, un gruppetto di parlamentari che sono convinti sostenitori del premier e spingono per la continuità con «l’agenda Monti» anche nella prossima legislatura, tanto da chiedersi - è il titolo - «Ma il Pd andrà davvero avanti con l’agenda Monti?». Per lo più sono ex «miglioristi» come Enrico Morando e Claudio Ranieri, veltroniani e riformisti come Pietro Ichino.

La premessa è che Bruno Tabacci non è un deputato democratico. Viene dall’Udc, che lo ha eletto nel 2008, e ora sta con l’Alleanza per l’Italia, la minuscola formazione di Rutelli che lo ha candidato, a quanto pare, alle primarie del centrosinistra - o del Pd. La sua prospettiva politica è totalmente cambiata. Il deputato e assessore al Bilancio di Giuliano Pisapia, infatti, dopo aver predicato la scomposizione dei due poli, ora vuole un’alleanza di sinistra-centro.

In occasione dell’assemblea dei montiani della sinistra, comunque, Tabacci ha illustrato la sua ricetta per il risanamento finanziario del Paese: una «patrimoniale dolce», l’ha chiamata così. «Bisogna concentrarsi sulle questioni del debito - ha spiegato - valorizzare il patrimonio dello stato nella giusta direzione». «E poi - ha continuato - bisogna pensare a una patrimoniale dolce, che è una cosa che può essere spiegata così: il cittadino che dispone di un patrimonio che rientra nella patrimoniale può essere indotto sottoscrivere buoni decennali in una misura pari a un moltiplicatore della somma che dovrebbe allo stato e riconoscere su quella somma un interesse pari a quello riconosciuto agli interessi sui titoli tedeschi». Insomma interessi bassissimi. Un affare solo per lo Stato a quanto pare. «E vedete che lo spread cala» ha commentato l’assessore al Bilancio, che si è detto anche convinto che «se il governo non farà proposte del genere come può avere credibilità di ricostruire buona politica».

A Milano la ricetta fiscale è stata particolarmente utilizzata e contestata. La nuova amministrazione comunale ha ritoccato subito l’Irpef, infatti, ma anche il contributo per l’occupazione del suolo pubblico e la tassa sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

Senza contare l’Area C, il ticket per l’ingresso delle auto in centro, un provvedimento - oggi sotto la spada di Damocle dei giudici amministrativi - che al di là dell’enfasi «verde» e anti-smog, altro non è che una tassa sul traffico.

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