Tabacci ora alza la voce Vuol vendere a tutti i costi la maggioranza di Sea

Casse comunali in grave difficoltà e rischio di nuove tasse sempre all'orizzonte. Ma c'è un piano B per la vendita della Sea e della Serravalle, dopo che il ricorso al Tar del Fondo F2I ha bloccato lo scambio di azioni tra Provincia e Comune che puntava a permettere all'amministrazione pubblica di fare un doppio affare. A parlare del progetto è l'assessore al Bilancio, Bruno Tabacci, in un'intervista a Repubblica in cui ammette che «né il Comune né la Provincia possono permettersi ritardi».
Tabacci spiega che «lo scambio era un mezzo, non un fine, per trovare le risorse necessarie agli investimenti. Per raggiungere lo stesso risultato, a questo punto, c'è un'altra strada, di cui abbiamo già parlato con Podestà: la Provincia deve mettere in vendita una quota rilevante della Serravalle, comprensiva del 18,6 per cento del Comune, con un'unica gara che si chiuda entro fine anno. Allo stesso modo, nel 2013, il Comune dovrà vendere il 50, 01 per cento di Sea - compresa la quota della Provincia - con una gara internazionale». Resta da capire se questa strada è realisticamente percorribile senza ulteriori, brusche frenate. Senza il denaro che arriverebbe dalle dismissioni Sea (e non solo Sea), Palazzo Marino ha fatto sapere più volte che il bilancio comunale sarebbe in seria difficoltà. E a mettere in strada un ulteriore ostacolo è la Cgil milanese, che chiede un tavolo sulle municipalizzate milanesi per scongiurare la «ipotesi di dismissione apparsa sugli organi di stampa e non smentita». A parlare è Onorio Rosati, segretario generale della Camera del lavoro: «A settembre chiederemo all'amministrazione comunale la convocazione di un tavolo di confronto, a tutto campo, sul ruolo e la funzione delle partecipate e sul rapporto di queste con il comune di Milano». Insomma, un altro rallentamento. «Scegliere questa strada, per altro molto complicata, solo con l'obbiettivo di fare cassa, senza verificare le conseguenze che queste scelte potrebbero avere nei confronti degli utenti, dei lavoratori e dei costi dei servizi» è una strada che a Rosati «appare assolutamente sbagliata».

La proposta di Rosati è di segno totalmente opposto: «La Cgil non si è mai sottratta e non lo farà neanche in questa circostanza, all'apertura di un confronto serio, su piani industriali seri, che siano funzionali ad affrontare le difficoltà di queste società per un loro reale rilancio e risanamento».

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