Tabacci: «Vendiamo Sea anche se non servirebbe»

Non serve per acquistare i nuovi treni del metrò, motivo con il sindaco Pisapia aveva provato a convincere mesi fa la sinistra e i sindacati. «I soldi per le carrozze del metrò ci sono già» ha ammesso ieri l'assessore al Bilancio Bruno Tabacci. E nemmeno per risanare i conti, «grazie all'oculata gestione di questi mesi, per mantenere il Patto di stabilità non ci servirebbe nemmeno vendere la Serravalle». Peccato che a quei conti hanno contribuito pesantemente i milanesi a suon di stangate: Area C, Tarsi, Irpef, Cosap. Dunque, a cosa serve ai cittadini vendere Sea? «A dare un contributo al Paese». Milano insomma torna a credere nella Borsa, un'iniezione di fiducia. Evviva. Ma si capisce perchè Pisapia abbia fatto calare il silenzio su un referendum per il futuro di Sea. Ieri la giunta ha approvato la doppia operazione. Vendita congiunta all'asta della Serravalle, un pacchetto che arriverà al 70-80%. Per il proprio 18,7 Palazzo Marino prevede un incasso minimo di 130 milioni. Sarà un'asta al massimo rilancio, aperta 40 giorni e da chiudere comunque entro il 31 dicembre.

Sulla quotazione del 25% di Sea, due scenari: con o senza il 14,6% della Provincia. Nel secondo caso, con la ricapitalizzazione, il Comune scenderà fino al 38,12% del capitale, la maggioranza sommata alla Provincia resterà pubblica ma l'ente si impegnerà a non vendere solo per sei mesi.

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