Coronavirus

Tamponi, anziani e zona rossa. Furia Gallera: "Accuse vuote"

"Dati incoraggianti". L'assessore risponde ai medici e dice: "In Lombardia è scoppiato un fungo atomico"

Tamponi, anziani e zona rossa. Furia Gallera: "Accuse vuote"

Un'esplosione nucleare con epicentro la Lombardia. Usa questa immagine l'assessore al Welfare Giulio Gallera, per descrivere la devastante forza dell'epidemia che ha cominciato a circolare a febbraio, divampando coi focolai di Lodi e di Bergamo. Leggendo i dati incoraggianti di ieri, Gallera ha spiegato che ora siamo «molto vicini a un momento in cui il primo tempo della nostra battaglia è finito». Ma è stata durissima. «Abbiamo avuto il fungo della bomba atomica - ha spiegato ieri mattina - che ha travolto in maniera indistinta nei territori, negli ospedali e nelle residenze per anziani le persone più fragili».

È passato un mese e mezzo. Sette settimane di paura, di lutti, e di un lavoro incredibile sul fronte della sanità. Un'opera che ha cominciato a dare i suoi frutti, visibili ormai nitidamente nei dati sui contagi. Ieri, coi risultati di moltissimi tamponi eseguiti - circa 8mila - i nuovi contagiati sono rimasti a un livello relativamente basso: 1.089 casi, che ha portato il totale a 53.414. E anche il decessi - il dato più doloroso e l'ultimo a scendere, come da previsioni - sono stati 238, circa la metà di quelli registrati nei giorni peggiori. Calano pure i ricoveri, e già si pensa a un graduale ritorno alla normalità delle strutture sanitarie, cui contribuirà l'ospedale in Fiera. Il tono tuttavia è tutt'altro che trionfalistico. La guardia resta alta su Milano (252 nuovi casi nella metropoli, 80 in città) come resta alto a Brescia e ovunque.

Passata l'«esplosione», però, si comincia anche a ragionare sull'accaduto. E ieri l'assessore ha risposto, punto per punto, alla lettera che due giorni prima gli è stata inviata dal presidente della Federazione degli Ordini dei medici della Lombardia Gianluigi Spata. «Un vero e proprio atto d'accusa verso la Regione» lo ha definito Gallera, dicendosi sorpreso per il fatto che «professionisti dai quali ci si attende la piena comprensione di quanto è accaduto, oltre che la fattiva collaborazione in un momento così difficile, si limitino a elencare, in modo poco produttivo e accademico, presunte mancanze che sono totalmente smentite dai fatti».

Poi è passato ai rilievo di merito, con repliche circostanziate. Primo punto: i dati sull'epidemia: «Sono raccolti secondo l'impostazione indicata dalla Protezione civile nazionale» ha garantito, spiegando che sono inviati quotidianamente all'Iss e accessibili. Altra questione dibattuta: i tamponi. «Nelle fasi iniziali dell'epidemia - ha precisato l'assessore - sono stati eseguiti anche ai contatti stretti di caso asintomatici. Successivamente la Direzione generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, con circolare del 27 febbraio 2020 ha modificato le linee guida raccomandando l'effettuazione del test ai soli sintomatici». Quanto alle chiusure, Gallera ha ricordato che il governatore Attilio Fontana ha sempre professato rigore e che il Comitato tecnico scientifico nazionale, sentito lui stesso, ha proposto al Governo l'istituzione di una zona rossa nei Comuni di Alzano e Nembro.

Altro addebito, la presunta «gestione confusa» delle Rsa. Gallera vede in ciò una critica che «cavalca l'onda mediatica di questi giorni» e che, in ogni caso, «confonde il ruolo di controllo e sorveglianza della Regione con i ruoli e le responsabilità organizzative e gestionale degli enti gestori». Di «matrice mediatica» considera anche «l'accusa relativa alla mancanza di dispositivi di protezione individuale», che - ha detto, rivolto ai destinatari della sua lettera - «dovreste indirizzare altrove». A proposito della sorveglianza epidemiologica, l'assessore ha quindi ricordato che 695 persone sono state dedicate a individuare i contatti, con quasi 76mila persone raggiunte, e quasi 20.410 chiamate al giorno. Visto il quadro, per l'assessore «risulta davvero difficile capire come si possa paragonare la situazione lombarda a quella di altre realtà». Resta quindi l'appello alla Federazione, ad «abbandonare questo sterile atteggiamento accusatorio».

E in conclusione, alle migliaia di medici impegnati in Lombardia, «ancora una volta, il nostro grazie».

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