Luca Fazzo
Se Beppe Sala abbia o non abbia il diritto di fare il sindaco di Milano, lo si vedrà più in là, se e quando avrà vinto le elezioni. Per adesso, dice il Tar, l'unica cosa sicura è che ha il diritto di candidarsi.
Questo è in sostanza quanto ha deciso ieri il Tribunale amministrativo regionale della Lombardia, chiudendo l'ultimo capitolo giudiziario (per ora) di questa tormentata campagna elettorale, agitata da ricorsi e controricorsi. La richiesta del Movimento 5 stelle e del suo candidato sindaco Gianluca Corrado di escludere dalle amministrative del mese prossimo Sala e le liste che lo sostengono era basata su un dettaglio rivelato la settimana scorsa da una inchiesta di Panorama: Sala sarebbe ancora commissario straordinario di Expo, e come tale sarebbe incompatibile con la carica di sindaco. Sala ribatte che lui invece si è dimesso per tempo. Ieri, davanti alla terza sezione del Tar, si sono affrontati gli avvocati dei grillini e quelli del Comune e dell'aspirante sindaco. Una lunga camera di consiglio, e poi una sentenza che non entra nel merito delle ragioni e dei torti, e in qualche modo quindi lascia la spada sospesa sulla testa di Sala. Ma per il momento mr Expo resta in gara per Palazzo Marino, e questo per lui (e per l'universo che lo sostiene) è l'essenziale.
La sentenza, scritta dal giudice Valentina Mameli, afferma che si stratta eventualmente di un caso di ineleggibilità, e non di incandidabilità; e ricorda che per legge «il consiglio comunale, nella prima seduta deve esaminare la condizione degli eletti e dichiarare la ineleggibilità di essi quando sussista alcuna delle cause». Gli avvocati dei 5 Stelle avevano sostenuto ieri mattina che in caso di vittoria di Sala, a decidere la sua sorte sarebbe un consiglio a sua immagine e somiglianza: «Non è un procedimento da rimettere a un consiglio comunale espressione di coloro che hanno vinto». Ma nella sentenza il Tar ricorda che «le deliberazioni adottate in materia di eleggibilità dal Consiglio comunale possono essere impugnate da qualsiasi cittadino elettore del Comune, dinanzi all'autorità giudiziaria ordinaria».
Ora gli avvocati dei grillini hanno tre giorni di tempo per impugnare il provvedimento davanti al Consiglio di Stato, ultima chance per bloccare la candidatura di Sala. Per il momento, resta l'asprezza dello scontro che ha visto contrapposti Corrado e il suo movimento allo schieramento di centrosinistra intorno alla questione della candidabilità di Sala sia nel ricorso che nella udienza di ieri, e che rischia di avere ripercussioni politiche non indifferenti. Nel caso, assai probabile, che il 19 giugno Sala debba affrontare al ballottaggio Stefano Parisi, raccogliere una parte dei voti degli elettori grillini rischia di essere essenziale per la vittoria finale.
Ma come può sperare, il candidato del Pd, di ottenere i voti da un partito che lo accusa di essere un candidato abusivo? Nel ricorso depositato dai legali del 5 Stelle si afferma testualmente che Sala ha continuato ad agire a firmare come commissario di Expo ben dopo avere presentato le sue dimissioni. «Il 10 maggio, giorno di chiusura delle liste, il commissario era ancora lui». E d'altronde, hanno ricordato i legali, solo ieri il governo di è deciso a indicare il successore di Sala.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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